Startup chiedono precisi aiuti per non restare stritolate dalla crisi

Startup chiedono precisi aiuti per non restare stritolate dalla crisi

Negli anni pre-Covid-19 il grosso della nuova piccola imprenditoria era costituita dalle startup. Essa era divenuta all’improvviso la parola magica nel campo e nel modo di fare business. Migliaia di startupper sono così sorti nel giro di pochi anni, innovando – a 360° – il modo di fare impresa. Oggi però il coronavirus le mette a dura prova; anzi, le startup chiedono precisi aiuti per non restare stritolate dalla crisi. Molte di esse sono nate infatti con capitali di terzi (familiari, amici o estranei). Oggi l’esigenza di far quadrare 1) conti, 2) non compromettere l’idea imprenditoriale, 3) i denari altrui, impone una tutela anche a livello governativo. Altrimenti prima o poi chiuderanno, bruciando anni di progetti e sacrifici, e le speranze sul telaio produttivo nazionale del prossimo futuro.

Cosa chiedono

Le startup sono il futuro dell’imprenditorialità italiana. Spesso le han costituite dei giovani o comunque chi opera nel mondo dell’innovazione. In quest’ottica dunque un’importante associazione del Venture Capital (i finanziatori terzi) ha preso carta e penna e, a nome di tutte loro, scritto al Governo. In sostanza le Startup chiedono precisi aiuti per non restare stritolate dalla crisi, tra cui:

  • una doppia proroga di un anno sia dei periodi di prova o dei contratti a tempo determinato e in scadenza per i neo-assunti, sia per le linee di credito con le banche.
  • Agevolare l’ingresso di capitale o l’acquisizione delle realtà più innovative. Questo può avvenire aumentando le aliquote di incentivo fiscale, e rendere così conveniente questa forma alternativa di investimenti.

Gli incentivi monetari

  • Stanziare contributi a fondo perduto a beneficio di startup che mirino a sviluppare prodotti legati all’emergenza Covid-19 (si pensi al caso dei ventilatori, mascherine, tute protettive, etc, di cui il Paese si è scoperto deficitario).
  • Prevedere la possibilità di prestiti “convertendo” di eventuali finanziamenti agevolati da esse ricevuti in questo periodo di lockdown.

I crediti d’imposta

Ancora, le startup chiedono precisi aiuti per non restare stritolate dalla crisi anche in direzione dei crediti d’imposta. In particolare su tale fronte ravvisano:

  • Crediti d’imposta aumentati al 50% per quanto riguarda le attività di ricerca, sviluppo e innovazione. Che poi sarebbe il loro asso nella manica, giacché per vocazione nascono per essere innovative.
  • Chiedono venga introdotta la possibilità di ottenere sin dal primo anno il rimborso Iva, e magari anche in via prioritaria rispetto altre categorie di aziende. Agli inizi, infatti, effettuano più acquisti che vendite, per cui risultano spesso a credito di Iva verso l’Erario.
  • Limitatamente all’esercizio 2020 chiedono crediti d’imposta per la copertura dei costi fissi, nella misura del 50% dei costi sostenuti.

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