Quando si può pignorare lo stipendio per il recupero dei crediti

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Chi ha dei debiti da onorare ha in genere la possibilità di trovare con il creditore, o con i creditori, un accordo bonario. Per esempio, un piano di estinzione del debito a rate oppure un’estensione dei termini per rientrare dal debito. Pur tuttavia, quando ogni potenziale accordo bonario fallisce, allora il creditore può far leva sulla giustizia. In particolare, sull’istanza di pignoramento dei beni posseduti dal debitore.

Al riguardo c’è da dire che pure i flussi di reddito del debitore possono essere oggetto di pignoramento. Tra questi, in genere, è lo stipendio quello sul quale può scattare l’ingiunzione da parte dell’ufficiale giudiziario. Vediamo allora quando lo stipendio è pignorabile e quando invece no.

Quando si può pignorare lo stipendio per il recupero dei crediti

Nel dettaglio, quando lo stipendio viene pignorato il debitore si vede tolti i soldi direttamente in busta paga. Proprio al fine di saldare i creditori attraverso una procedura che è in tutto e per tutto forzosa.

Pur tuttavia, su quando si può pignorare lo stipendio c’è da dire che ci sono dei limiti e delle soglie di pignorabilità che sono imposte dalla Legge. Lo stipendio, infatti, può essere mensilmente pignorato, fino a soddisfare il creditore, fino a un massimo che è pari a un quinto dell’importo netto che è percepito in busta paga.

Un debitore può opporsi?

Inoltre, sebbene quella del pignoramento dello stipendio sia una procedura forzosa e con elevata probabilità di approvazione da parte dell’ufficiale giudiziario, ai danni di un soggetto che non ha onorato i suoi debiti, la Legge permette comunque l’opposizione. Assistito da un legale, infatti, chi subisce il pignoramento, in certi casi, ha comunque la facoltà di opporsi, presentando ricorso, a quella che è in tutto e per tutto una procedura di espropriazione.

Perché il pignoramento dello stipendio è diverso da quello della pensione

In più, c’è da precisare che, ai sensi di Legge, ci sono delle differenze sostanziali tra il pignoramento dello stipendio e quello della pensione. Per l’assegno INPS, infatti, la quota di pignorabilità tiene sempre conto del cosiddetto minimo vitale che non è aggredibile da parte del creditore. Mentre per quel che riguarda lo stipendio questo può essere pignorato, nel limite massimo di un quinto, anche se la parte restante non basta poi al lavoratore indebitato per poter vivere. E quindi per soddisfare a livello economico i suoi bisogni primari.

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Ecco perché l’Agenzia delle Entrate non può mai pignorare lo stipendio in questi casi

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