Quando si può cacciare di casa il proprio coniuge?

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Nella vita coniugale, si sa, non sempre le cose vanno per il verso il giusto.

Talvolta, possono nascere delle liti in famiglia e, ognuno reagisce in maniera diversa.

A volte, la moglie aspetta che il marito esca di casa per preparare le valigie con tutte le sue cose e fargliele trovare fuori alla porta!

Può farlo? Quando si può cacciare di casa il proprio coniuge?

Questa è una delle domande tipiche che viene rivolta ad un avvocato matrimonialista e la risposta non sempre scontata.

La legge dice che “dal matrimonio deriva l’obbligo reciproco alla fedeltà, all’assistenza morale e materiale, alla collaborazione nell’interesse della famiglia e alla coabitazione”.

Il dovere di coabitazione viene meno solo in due casi:

1)quando ricorrono gravi motivi, si pensi ad una violenza ai danni della moglie o dei figli

2)quando è il giudice a disporre diversamente.

Al di fuori di queste due ipotesi, il coniuge che caccia di casa l’altro coniuge rischia di incorrere in un reato e precisamente in quello di violenza privata (art. 610 c.p.) così come specificato dalla Corte di Cassazione con la sent. n. 40383/2012.

Tale reato è configurabile anche nell’ipotesi in cui venga cambiata la serratura di casa senza il consenso dell’altro coniuge e prima di un intervento dell’autorità giudiziaria.

Tali comportamenti privi di una plausibile ragione, possono portare a perdere per sempre anche il diritto all’assegno di mantenimento. Quindi attenzione.

Neanche il tradimento o l’allontanamento da casa per qualche giorno giustificano un simile comportamento.

Cosa si deve fare, allora, per cacciare di casa un coniuge e non incorrere in nessun reato?

Il coniuge che voglia sbattere fuori casa l’altro, è tenuto a far prima ricorso al giudice, chiedere la separazione e contestualmente l’assegnazione della casa coniugale di proprietà o in comunione dei beni.

Quest’ultimo diritto scatta solo se:

-la coppia ha figli minorenni, maggiorenni non ancori autonomi o portatori di handicap

-il coniuge richiedente ottiene la collazione dei figli presso di sé

Lo scopo è quello di tutelare i figli e non i genitori e consentire loro di vivere e continuare a crescere sotto lo stesso habitat domestico.

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