Quali sono le misure adottate contro chi approfitta del cashback?

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Il piano cashless, introdotto dal Governo Conte bis per combattere il fenomeno dell’evasione, ha riscosso un notevole successo, in termini di partecipazione.

Tuttavia, non manca chi cerca di approfittare dell’iniziativa. Simulando operazioni di pagamento inesistenti. Oppure ricorrendo ad altri sotterfugi.

Senonché, il Ministero dell’Economia è in procinto di varare delle modifiche al piano, per contrastare detti fenomeni.

Due, infatti, sono i traguardi introdotti con la seconda fase del cashback. Ossia il rimborso massimo di 1.500 euro annui, nonché il Super Cashback, che rappresenta un premio in più, ossia un rimborso fino a 3.000 euro.

Quest’ultimo spetterà ai primi centomila contribuenti che raggiungeranno il maggior numero di transazioni valide. Dunque, a fronte dell’indicato tentativo di frodare le regole poste alla base dell’iniziativa, si ci chiede: “quali sono le misure adottare contro chi approfitta del cashback?”. Ebbene, come anticipato, il Ministero dell’Economia introdurrà, a breve, delle restrizioni e regole più rigide per l’ottenimento dei rimborsi.

Come funziona attualmente il cashback e quali sono le difficoltà ad accumulare i rimborsi

Certamente, è interessante sapere quali sono le misure che verranno adottate per chi approfitta del cashback. Però è bene anche precisare che ottenere il rimborso non è sempre agevole. E ciò in quanto taluni transazioni non vengono conteggiate.

La ragione risiede nel fatto che non tutti gli esercizi sono abilitati, posto che non tutti i circuiti sono convenzionati. Sicché molte delle operazioni, benché vengano effettuate regolarmente, e con carta di credito, non concorrono ad accumulare rimborsi.

Pertanto, può anche accadere, come nella prima fase, che nonostante le transazioni effettuate, non si riesca a raggiungere il numero di transazioni valide per ottenere il rimborso.

In ogni caso, il Ministero dell’Economia, non intende avvantaggiare i cc.dd. “furbetti”. Tant’è che si pensa di introdurre un limite ai micropagamenti.

Infatti, il gestore dell’app sta già controllando tutti i pagamenti di lieve entità, effettuati presso lo stesso esercizio commerciale, nell’arco di poche ore.

Altra strada presa in considerazione è quella di porre un ulteriore limite alle transazioni valide, sul piano degli importi. Stabilendo, ad esempio, che non concorrono al numero di transazioni le spese inferiori ad un euro o più.

Oppure, si pensi alla restrizione consistente nel negare i rimborsi eseguiti nello stesso giorno, presso lo stesso negozio.

In ogni caso, tutte le misure a cui si pensa non comprenderebbero sanzioni economiche. Tuttavia, molto probabilmente, i trasgressori potranno essere esclusi dal progetto.

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