Quali effetti sulle famiglie con la scomparsa della cicogna nei cieli del 2021?

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Solo ieri il Presidente dell’ISTAT, Gian Carlo Blangiardo, ha reso noti i numeri delle probabili nascite totali sia dell’anno in corso che quello a venire. Lo scenario in tema di natalità è tutt’altro che roseo e, dalle stime, si evince che nel 2021 ancora altre culle resteranno vuote.

In questa sede ci chiediamo: quali effetti sulle famiglie con la scomparsa della cicogna nei cieli del 2021? Gli Esperti di ProiezionidiBorsa hanno enucleato possibili ripercussioni negative su almeno tre ambiti macroeconomici. Vediamo di capire quali.

Le previsioni ISTAT sulle nascite 2021

Come detto, ieri il Presidente ISTAT, è stato ascoltato ieri dalle Commissioni Bilancio di Camera e Sento sulla manovra prossima a venire. Nell’occasione è stato ribadito il saldo nascite del 2019, pari a 420mila bimbi, un record storico in oltre 150 anni di unità nazionale. Ovviamente s’intende un record al ribasso, ossia un minimo assoluto.

Destinato però a cedere il primato all’anno in corso che, secondo lo scenario ISTAT,  si dovrebbe attestare sulle 408.000 nascite. Trend che gli esperti dell’Istituto di statistica stimano possa tranquillamente arrivare a 393.000 nuovi bimbi nel 2021. Se i numeri fossero confermati, ci sarebbero, in soli due anni, 39mila nascite in meno. Come a dire che è sparita in 24 mesi una cittadina di provincia.

I tre scenari macroeconomici che potrebbero risentirne

Una popolazione in decrescita costante non è affatto una bella notizia. E questo per diversi ordini di motivi, anche se qui ne analizziamo solo tre, di natura economica.

Il primo rimanda alla questione del debito pubblico. Negli ultimi decenni, infatti, ci si è fortemente indebitati prendendo a prestito dal futuro. Abbiamo consumato ieri, ma anche oggi, quanto poi produrremo nel tempo a venire, per ripagare il debito di tutti.

Tuttavia, se il trend delle nascite resterà questo vuol dire che oggi, ad esempio, 100 persone stanno attingendo a quello che poi domani ripagheranno in 90. O anche meno. E questo sia perché avremo meno cittadini, sia perché tra 5, 10 o 20 anni avremo comunque meno popolazione attiva e più pensionati.

Pensioni e PIL

A proposito di pensioni, anche qui la faccenda scotta. Il sistema pensionistico, infatti, è stato pensato in modo tale che chi oggi è al lavoro contribuisce, ossia paga, chi è già andato in pensione. Questi ultimi, a loro volta, hanno versato in passato i contributi di chi era andato in pensione prima di loro.

Un meccanismo circolare perfetto, insomma, che potrebbe entrare in forte crisi, con il mancato ricambio generazionale. Infatti, se fra 20-30 anni, ci saranno molti più pensionati e molti meno lavoratori attivi, di sicuro la situazione sarà molto critica. I bilanci INPS risulteranno sballati, tra le ingenti uscite e gli scarni incassi. Sarà interessante andare a capire come, realmente, andrà a finire.

Infine, una terza grandezza macroeconomica che ne risentirà, sarà per forza di cose il PIL. Abbiamo già illustrato questo legame in quest’altro articolo, a cui rimandiamo per una migliore comprensione della questione.

In questa sede ribadiamo solo come negli ultimi 70 anni di storia nazionale si è usato il termine boom economico in contemporanea con quello demografico. Questione di semplice e fortuita coincidenza storica?

Al di là dei corsi e ricorsi storici, si pone, comunque, un serio problema di rinnovamento generazionale. Ecco perché, secondo noi, passata la tempesta Covid bisognerà riprogettare ex-novo il futuro. Partendo dalle basi, dagli inizi, ossia partendo dalle culle.

Ecco, dunque, in estrema sintesi illustrati quali effetti sulle famiglie con la scomparsa della cicogna nei cieli del 2021.

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