E se dal calo demografico dipendesse quello del PIL italiano?

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E se dal calo demografico dipendesse quello del PIL italiano?

La domanda non è provocatoria ma mira ad aprire un dibattito su due mali ormai strutturali del nostro Paese: saldo nascite negativo e PIL stagnante da decenni. Dati alla mano, i trend dei due fenomeni sono appaiati ormai da un pezzo. Siamo consapevoli di tre circostanze:

a) può tranquillamente trattarsi di una purissima coincidenza;

b) tutte le considerazioni che si potrebbero fare per il caso Italia varrebbero, appunto, per il caso specifico e stop;

c) la portata e profondità dei due argomenti vanno ben aldilà di un semplice articolo.

Fatte le premesse, è opportuno però accendere un faro sui due fenomeni e poi provare almeno a porsi degli interrogativi. Partendo, ad esempio, da seguente: e se dal calo demografico dipendesse quello del PIL italiano?

Il drammatico e persistente calo demografico

I dati ISTAT ormai da anni certificano saldi demografici in negativo, il cui declino è assodato almeno dal 2015: 551.000 residenti in meno nel quinquennio. Come se poco più della metà della città di Napoli (la terza in Italia per numero di abitanti) fosse letteralmente sparita. 

Questo valore assoluto tuttavia non da appieno il senso della gravità. Si potrebbe ad esempio obiettare che è esplosa l’emigrazione verso l’estero. Tuttavia, ad aggravare il quadro della situazione, ci ha pensato il nuovo minimo storico assoluto di nascite, dall’unità d’Italia (1861) ad oggi. Anche il saldo degli italiani emigrati all’estero è positivo, +8,1% sul 2019. Infine, crolla anche il flusso di cittadini stranieri che si sono trasferiti in Italia (–8,6%). 

Cumulando le singole componenti, esce un saldo finale di 60.244.639 residenti al 31 dicembre scorso. Il vero calo, dunque, è quello legato ai cittadini italiani: 54.938.236 cittadini sempre a fine dicembre scorso, ossia –844 mila unità rispetto a 5 anni fa. Come a dire che è sparita l’intera provincia di Genova.

Il crollo del PIL

Il secondo dato dolente è quello legato al crollo del PIL negli ultimi decenni. Qui anziché sciorinare i dati annuali delle singole variazioni, ci affidiamo al grafico sottostante. La figura (fonte: Banca d’Italia) riporta il logaritmo del PIL pro capite a prezzi costanti dall’Unità d’Italia ad oggi. Soffermando l’analisi solo dal Dopoguerra fino alla soglia degli anni Novanta, è evidente come la curva abbia un andamento quasi di tipo esponenziale. È vero che in quegli anni c’era da ricostruire ex-novo il Paese, ma erano anche i decenni dei boom demografici.

Poi, dagli anni Novanta in poi, è innegabile notare come la crescita sia stata fiacca, si direbbe che la curva arranca quasi. Ovviamente non ci sfugge il forte calo del PIL legato alla gravissima crisi mondiale dei mutui subprime del 2008, e ne teniamo conto. Ma se per un attimo considerassimo le crisi precedenti (quella petrolifera di inizio anni ’70; la crisi delle dot.cm; l’11 settembre 2001), allora qualcosa non torna. Perché in tutti i casi appena citati il Pil pro-capite se non sale, almeno non scende. Dal nuovo Millennio in poi, invece, il grafico fa gli straordinari per restare invariato. È come se fosse giunto a un suo punto di massimo relativo, o di periodo. 

Grafico

E se dal calo demografico dipendesse quello del PIL italiano?

Le due analisi potrebbero peccare di essere sintetiche, ma colgono comunque due essenze importanti, obiettive. Toccherà agli economisti cercare di dare risposte più profonde e articolate ai perché delle tante difficoltà del PIL a non salire più.

Vero, non siamo più negli anni della ricostruzione post conflitti mondiali, i c.d. anni del miracolo economico (anni ’60). Ma va anche sottolineato come anche in questo Millennio altre economie mature siano comunque riuscite a crescere. E qui ci sono di mezzo i deficit di produttività tipici dello Stivale, che ci trasciniamo dietro ormai da anni. In questo 2020 sono stati spesi tanti miliardi sotto il peso dell’emergenza Covid. Solo la storia, i semestri a venire, ci diranno se le misure appena adottate sono state o meno la risposta giusta al problema.

Per il momento ci soffermiamo alle due dinamiche di partenza, declino delle nascite e ricchezza nazionale persa. E continuiamo a chiederci: e se dal calo demografico dipendesse quello del PIL italiano?

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