Alla fine di aprile, sul mercato TTF di Amsterdam, i contratti sul Gas hanno chiuso a meno di 32 euro al megawatt/h, più precisamente a 31,65. Una differenza epocale rispetto alle punte di 300 euro di due anni fa. La dinamica potrebbe portare un po’ di sollievo a imprese e famiglie ma, purtroppo, non è tutto oro quel che luccica.
La diminuzione del prezzo del Gas si è innescata per una serie di motivi e cause concatenanti: innanzitutto una sorta di “rallentamento” delle tensioni geopolitiche, dei rumors su potenziali accordi tra Trump e Putin, dell’aumento della produzione di energia rinnovabile, della riapertura della centrale nucleare in Francia, ma anche da una brusca frenata della domanda. Ed è proprio su quest’ultimo dato che si dovrebbe riflettere.
Cala il prezzo del gas: bollette più leggere in arrivo?
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Alla notizia di una discesa importante del prezzo del gas è facile associare un calo del prezzo delle bollette. Secondo alcuni analisti, se il trend ribassista continuasse sarebbe una vera boccata d’ossigeno per le imprese, in particolar modo per le aziende energivore; minori costi potrebbero portare l’industria a ricominciare a investire, anche sul fronte occupazionale. Minori costi potrebbero invogliare anche a investire in infrastrutture sostenibili, contribuendo così a raggiungere l’agognato obiettivo di eliminare la dipendenza dalle fonti inquinanti.
Ma come ricorda Arera, il “sogno” di una diminuzione in bolletta per il prossimo inverno sarà difficilmente raggiungibile. Questo perché anche a fronte di un calo del prezzo la riduzione in bolletta non è mai immediata. Non dimentichiamoci, poi, che la rtariffa finale è data anche dalle imposizioni fiscali. In sostanza, a “festeggiare” potrebbe essere solamente la BCE, che grazie ad una sorta di equilibrio dell’inflazione non sarebbe costretta ad aumentare nuovamente i tassi. Ma non è tutto, poiché le prospettive future sono ancora meno rosee, almeno per quanto riguarda le tasche dei cittadini.
Prezzo del Gas ai minimi, ma cala anche la domanda e l’Italia non azzecca gli investimenti

La nave terminale di rigassificazione del gas naturale liquefatto (GNL) galleggiante di Golar Tundra a Piombino
Alcuni esperti sostengono che durante l’inverno appena passato la domanda di energia sia diminuita a causa di un generalizzato aumento delle temperature, e di conseguenza minore esigenza di tenere i termosifoni accesi. Ma il Mercato del prezzo del Gas non è così semplice ovviamente, e in mezzo vi sono tante dinamiche da tenere in considerazione.
Innanzitutto, da quando è scoppiata la guerra in Ucraina, l’energia ha cominciato a costare così tanto che famiglie e imprese hanno conosciuto una vera e propria crisi energetica. L’inflazione è salita alle stelle, tanto che la BCE ha dovuto aumentare i tassi per riportare la stabilità monetaria. Nel 2022, i prezzi del Gas in Italia hanno raggiunto livelli record: ben 13,5 euro per 100 kWh. Ma poi gli scenari hanno cominciato a evolversi, portandoci alla situazione attuale. Da un interessante report stilato dall’Institute for energy economics and financial analysis (Ieefa) dal titolo “L’impennata degli investimenti italiani nel gas ignora il calo della domanda” emergono dati molto interessanti, e anche una contraddizione palese tutta italiana (che vedremo più avanti):
- tra il 2021 e il 2024 la domanda di gas in Italia è diminuita del 19%;
- nei Paesi Ue, nel primo semestre 2024 il consumo di metano è calato del 3,2%;
- al di fuori dell’Ue, Norvegia e Regno Unito hanno registrato cali, nella prima metà di quest’anno, rispettivamente del 36% e del 13%;
- nei primi 6 mesi dell’anno i Paesi Ue che hanno ridotto maggiormente il consumo sono stati Portogallo (-18%), Malta (-15%), Croazia (-14%), Austria (-9%), Belgio, Repubblica Ceca (-8%) e Italia (-5%);
- vi sono alcuni Paesi che invece hanno aumentato i consumi: Finlandia (37%), Grecia (30%), Lituania (27%), Estonia (25%) e Svezia (24%).
Queste percentuali ci fanno innanzitutto comprendere che un generico “inverno anomalo più caldo” si sarebbe verificato “a macchia di leopardo, “salvando” tra l’altro un Paese del sud come la Grecia e non colpendo Paesi che notoriamente hanno climi più freddi, tant’è che i consumi sono appunto aumentati. La contrazione della domanda, poi, è scattata inevitabilmente per l’impossibilità da parte di famiglie e imprese di sostenere i costi che, lo ricordiamo, sono praticamente triplicati rispetto al periodo pre-pandemico.
Sempre secondo il report Ieefa, l’Italia si sta comportando in maniera quantomeno contraddittoria. Nonostante la domanda di Gas stia continuando a diminuire, aumentano gli investimenti in infrastrutture come i rigassificatori. Se la richiesta di gas continua a diminuire, perché investire miliardi in infrastrutture che rischiano di rimanere – da qui al 2030 – praticamente inutilizzate? Lo ricorda a caratteri maiuscoli anche Ieefa:
Secondo le previsioni, nel primo trimestre 2025 l’Italia accrescerà la capacità di importazione di gas naturale liquefatto (GNL) del 22%, con l’apertura da parte di Snam del nuovo rigassificatore galleggiante (FSRU) di Ravenna con capacità per 5 miliardi di metri cubi. Questo investimento non è congruo con il calo della domanda nazionale per il GNL riscontrato negli ultimi anni
In conclusione, la volontà tutta italiana di diventare un hub europeo rischia dunque di rivelarsi altamente fallimentare. Nonostante gli appelli al Governo di aumentare le rinnovabili e di ideare strategie per tutelare i consumatori dall’alta volatilità dei prezzi, si preferisce costruire un tipo di infrastruttura praticamente inutile.