Potrebbe valere quasi 20.000 euro questa moneta da 20 lire che ogni collezionista vorrebbe possedere

numismatica

La numismatica, ed in generale il collezionismo di monete, è un campo veramente affascinante e sorprendente. Infatti, sono sempre di più le persone attratte dalla scoperta, dalla storia e dai retroscena che si celano dietro la coniazione e l’emissione di monete antiche.

Sulle nostre pagine abbiamo analizzato diversi esemplari interessanti, provenienti sia da epoche antiche che da tempi più recenti. Ad esempio, abbiamo visto una moneta da 20 lire del 1860, coniata presso la Zecca di Bologna e che potrebbe valere 165.000 euro. Inoltre, abbiamo anche analizzato una moneta da 100 lire del Vaticano, datata 1937, che potrebbe valere circa 60.000 euro.

In questo articolo, invece, scopriremo di una moneta dal prezzo decisamente più basso, rispetto a questi ultimi esemplari, ma comunque di estremo valore. Stiamo parlando di un marengo datato 1873 che, attualmente, è tra i pezzi più ricercati da collezionisti e numismatici.

Infatti, potrebbe valere quasi 20.000 euro questa moneta da 20 lire che ogni collezionista vorrebbe possedere

Il marengo del 1873 che vedremo ora è un esemplare completamente realizzato in oro 900/1.000, con un diametro di 21 mm ed un peso di circa 6,4 g.

Sul dritto abbiamo la testa del Re, rivolta verso sinistra e contornata dalla scritta “VITTORIO EMANUELE II”. In basso, appena al di sotto del collo, troviamo l’indicazione dell’autore “FERRARIS” e l’anno di coniazione, ossia 1873.

Sul rovescio, invece, abbiamo al centro lo Stemma Sabaudo, ornato del collare dell’Annunziata e circondato da due rami di alloro. Intorno ad esso compare la scritta “REGNO D’ITALIA”, mentre in basso troviamo il valore nominale, ossia “L. 20”.

Di questa moneta si coniarono due esemplari, uno presso la Zecca di Milano e l’altro presso quella di Roma. Nel primo caso, siamo di fronte ad un marengo che, in Fior Di Conio, potrebbe valere intorno ai 500 euro. Infatti, data l’elevata tiratura (1.018.033 pezzi coniati), la sua valutazione non va troppo oltre il valore intrinseco dell’oro.

Della seconda versione, invece, si coniarono soltanto 2.174 pezzi, rendendo questa moneta estremamente rara. Infatti, se conservata in condizioni di Fior Di Conio, essa potrebbe valere quasi 20.000 euro.

L’unica differenza che contraddistingue i due esemplari sta appunto nel segno distintivo della Zecca. Infatti, sul rovescio, a sinistra del valore nominale, sono incise delle lettere. Per la Zecca di Milano abbiamo quindi la lettera “M”, mentre per quella di Roma la lettera “R”.

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