Pochi sanno che per lavoro troppo stressante o eccessivo può spettare una grossa somma di denaro

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Lavorare non è certamente una passeggiata. Pochi sanno, però, che quando diventa eccessivamente stressante e arriva a compromettere la salute delle persone, è possibile ottenere la giusta compensazione. Vediamo come secondo una recente sentenza della Corte di Cassazione. 

Uno degli aspetti dell’attività lavorativa più tutelati dalla legge in Italia riguarda la salute dei lavoratori. Infatti, la normativa di settore ha predisposto una serie di meccanismi per tutelare in modo molto forte i dipendenti. In primo luogo, sviluppando un efficace sistema di assicurazione dei lavoratori in caso di infortuni.

In questo senso, è interessante il caso di un infermiere che, a causa e, durante l’espletamento della sua attività sviluppava una malattia proveniente da un’infezione. Qui entra in gioco l’INAIL che fornisce al dipendente colpito un’equa indennità. La Cassazione si è occupata del tipo di prova che il lavoratore deve fornire all’INAIL per ottenere queste somme di denaro. Più in particolare chiarendo che può avvalersi anche di presunzioni semplici.

INAIL fornisce al dipendente colpito un'equa indennità

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La tutela della salute nel mondo del lavoro

La legge, oltre questo sistema previdenziale, ha posto sul datore di lavoro una serie di oneri di salvaguardia dell’integrità fisica e mentale dei propri dipendenti. Pochi sanno che per lavoro troppo stressante o eccessivo che causi danni al dipendente, questo può ottenere un grosso risarcimento, mentre il capo rischia  sanzioni penali. Lo ha ricordato la Cassazione in una recente sentenza.

Il caso era quello di un dipendente che subiva atti persecutori da parte dei colleghi. Gli atti persecutori compiuti da datore e colleghi sul lavoro vengono definiti oggi mobbing oppure straining, a seconda della loro gravità e frequenza. In entrambi i casi, il datore, anche quando questi comportamenti sono posti in essere da altri dipendenti, rischia sanzioni penali e civili.

Infatti, in base all’articolo 2087 del codice civile il datore ha l’obbligo di garantire la salute fisica e mentale dei propri dipendenti. Deve farlo mettendo in atto tutte le misure necessarie in base all’esperienza, alla tecnica e alla particolarità del lavoro. Quando non adempia a questi obblighi, come visto e come chiarito più volte dei giudici, rischia la reclusione e di dover pagare grossi risarcimenti. Un altro esempio molto importante di questo principio lo ha fornito sempre la Corte di Cassazione nella recentissima sentenza 34968 del novembre 2022.

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Pochi sanno che per lavoro troppo stressante o eccessivo spetta un grosso risarcimento

I giudici hanno spiegato che in caso di lavoro eccessivamente stressante i dipendenti possono ottenere grosse somme di denaro a titolo di risarcimento da parte del datore di lavoro. Infatti, come visto, il datore ha il dovere di tutelare la salute fisica e mentale dei dipendenti. Lo stress può essere un fattore che mette in serio pericolo la salute delle persone e può portare a sviluppare delle patologie. In questi casi, secondo la Cassazione, il dipendente può andare a processo spiegando che il lavoro svolto eccede la normale tollerabilità.

Questo porta a che l’impiego sia nocivo per la sua salute. Se a questo punto dimostra il nesso di causalità che lega la prestazione lavorativa stressante e il danno, ecco che gli spetta il risarcimento del danno biologico riportato. Sarà il datore a dover dare la prova che il lavoro svolto dal dipendente era rispettoso della salute salute, e non poteva considerarsi, in sé, dannoso per la sua integrità fisica.

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