Perché la sferzata di Confindustria al Governo era necessaria

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Confindustria ha tenuto la sua assemblea annuale un paio di giorni Fa. In essa il Presidente, Carlo Bonomi, ha parlato senza mezzi termini, rivolgendosi direttamente al Governo. Visto anche che il Presidente del Consiglio era in sala ad ascoltarlo. E si sa da tempo che Confindustria e Bonomi sono critici verso l’operato di questo esecutivo. Anzi, critici è usare un eufemismo. Lo slogan dell’assemblea annuale degli industriali era “Il coraggio del futuro”. E proprio sul futuro si è concentrato il messaggio di Bonomi e degli industriali.

Bonomi ha parlato senza peli sulla lingua. Tanto più che, oltre a Conte, erano presenti in aula molti altri ministri dell’attuale governo. Ha parlato chiaramente di nuovo patto per l’Italia. E della necessità che, dopo troppo tempo, cioè decenni, di stasi, si cerchi ad ogni costo una nuova fase produttiva. Da ricordare che la produttività, al Paese, possono darla solo le imprese. E’ proprio per questo che Bonomi e Confindustria si sono concentrati su questo argomento. Solo le imprese possono permettere uno scatto in avanti della nazione. Solo le imprese possono assumere. E sono loro su cui si devono concentrare le azioni e le politiche dei prossimi anni. Del futuro, appunto.

Perché la sferzata di Confindustria al Governo era necessaria

Cosa chiede Confindustria, in sostanza? Di ridefinire le priorità. Di coinvolgere tutti, ma proprio tutti, nelle scelte progettuali del Paese. E di rivedere profondamente gli ammortizzatori sociali. Riformandoli in toto. A questo proposito gli industriali hanno già spedito sia ai sindacati che al governo il proprio memorandum d’intesa. Ma ancora non hanno ottenuto alcuna risposta.

E’ proprio questo il motivo del perché la sferzata di Confindustria al Governo era necessaria. Perché questo esecutivo ha mostrato tante, troppe volte, dei tentennamenti. Essendo composto da due compagini che non si amano, e che si guardano in cagnesco, preferisce non prendere decisioni. Se non di essere assistenzialista all’ennesima potenza. Cosa che agli industriali chiaramente non piace affatto.

Ovviamente, da Viale dell’Astronomia si chiede anche che le politiche assistenzialiste cessino. Reddito di cittadinanza in primis. Vista anche la mole di denaro costato finora ed il suo sostanziale (e prevedibile) fallimento. Ormai conclamato da tutti. La sferzata maggiore si è avuta quando Bonomi ha detto al PdC che, se l’Italia fallisse nell’utilizzo del Next Generation EU, non sarebbe solo lui ad andare a casa. Ma sarebbe la nazione intera. Perché falliremmo miseramente.

Altri punti nodali del discorso di Bonomi

Impossibile rinunciare al MES per la sanità. Sono solo pregiudiziali politiche che non fanno sì che sia già stato richiesto. E non ce lo possiamo permettere. E dell’importanza di utilizzare il MES senza condizionalità ha parlato recentissimamente anche il Governatore di Bankitalia Visco. In ultimo, Confindustria ha espresso netta contrarietà sul salario minimo per legge. Che, ovviamente, è visto come l’ennesima forma assistenziale. Che non ci possiamo permettere in alcun modo perché i soldi, giova ricordarlo, non ci sono. E quelli del Recovery Fund dovranno essere usati per qualunque cosa che non sia assistenzialismo.

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