Perché è fondamentale educare al metodo scientifico

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Perché è fondamentale educare al metodo scientifico? Viviamo in un’epoca difficile. Un’epoca di post-verità, l’ha definita qualcuno. Dal punto di vista del progresso, siamo al top della corsa della specie umana. Tutto intorno a noi, cittadini dei paesi sviluppati, lo dice. E non solo intorno a noi. Sebbene molte persone nel mondo soffrano ancora di problemi che da noi sono scomparsi, il numero di queste persone è il più basso della storia dell’umanità. Ma, nonostante questo, ci sono ancora troppi problemi, anche nel mondo occidentale, anche nei paesi sviluppati.

Uno di questi, duole dirlo, riguarda il mondo del lavoro. E siccome in una società capitalistica il lavoro è tutto, perché lavorando si guadagna, e guadagnando si può spendere, il lavoro è diventato il problema maggiore dei paesi del Primo Mondo. Il benessere e la sicurezza raggiunti dopo la Seconda Guerra Mondiale sono arrivati al massimo. Ed hanno fatto sì che un senso di compiacenza si impossessasse di noi. Siamo arrivati a dare per scontate cose che prima non lo erano. Siamo arrivati a dare per scontata la libertà, la sicurezza, il lavoro, le certezze scientifiche. Beh, niente di tutto questo lo è, se non ci si ricorda cosa è successo, anche nel recentissimo passato, perché noi potessimo avere questo livello di benessere.

Questa diffusa compiacenza, unita ad una strisciante protesta che ha colto in pieno la classe media per via dell’incertezza legata al lavoro, ha cambiato le carte in tavola, negli ultimi anni. Ha permesso a molti demagoghi, aiutati da una situazione appunto in ebollizione, esacerbata dalla globalizzazione e, quindi, dalla concorrenza, di diventare popolari. Cosa che una volta non sarebbe mai accaduta.

Le loro ricette? Nessuna, tranne quella di cavalcare una protesta, quale che fosse, dicendo esattamente quello che la gente vuol sentirsi dire.

E quest’ultima cosa, come sapete se ci seguite con assiduità, è un bias, ossia un errore cognitivo, ben noto, che si chiama bias della conferma. Sia come sia, la protesta verso lo status quo ha preso piede, mettendo in discussione le basi stesse del benessere occidentale. Si è messo in discussione tutto, poiché solo abolendo, o volendo abolire, determinate certezze, questi demagoghi potrebbero avere potere. E tra le cose che si sono attaccate a fronte bassa, ovviamente, c’è stata la scienza, cioè la disciplina che cerca di dare risposte quanto più esatte, ed inconfutabili, alla realtà che ci circonda.

Anche in questi mesi terribili, chiusi in casa a causa della pandemia, abbiamo assistito a dibattiti quasi surreali. La scienza si è spostata dai laboratori ai social, dove ovviamente viene calpestata da un’ignoranza diffusa e becera. E purtroppo anche gli stessi scienziati, in disaccordo su molte cose, non hanno dato esempi edificanti, impegnati a volte in sterili polemiche, anche sui social, su cosa sia meglio, su come sia meglio fare una determinata cosa piuttosto che un’altra. Ecco perché è fondamentale educare al metodo scientifico. Perché non si possa mettere in discussione la realtà, cercando di dipingerla differentemente da come sia.

Perché è fondamentale educare al metodo scientifico

Il metodo scientifico, o metodo sperimentale, infatti, è la modalità tipica con cui la scienza procede per raggiungere una conoscenza della realtà oggettiva, affidabile, verificabile e condivisibile. Il metodo scientifico, in buona sostanza consiste, da una parte, nella raccolta di dati empirici sotto la guida delle ipotesi e teorie da vagliare. Dall’altra, nell’analisi rigorosa, logico-razionale e, dove possibile, matematica di questi dati. Si capisce bene che processi di questo genere generano, appunto, una “realtà oggettiva, affidabile, verificabile e condivisibile”. Quando una cosa è quella, non può essere diversa. Invece, come detto all’inizio, oggi siamo in un’epoca di post-verità. E queste ultime sono appunto il tentativo di mettere in discussione ciò che è incontrovertibilmente vero. Epocali, a tal proposito, certe frasi di certi esponenti politici, rivolte ad altri, tipo “questo lo dice lei!”, che ha il chiaro obiettivo di mettere in discussione quanto magari appena oggettivamente dimostrato.

Perché purtroppo c’è un diffuso ascolto di questi “dubbi”, che vengono sollevati ad arte proprio perché il malcontento di una parte della popolazione lo richiede.

Ma guai a mettere in discussione la scienza! Anzi. Siamo dell’idea, profondamente convinti, che allo studio dell’educazione civica nelle scuole andrebbe affiancata anche un’educazione alla filosofia della scienza. E, quindi, in particolare, al metodo scientifico. E, in attesa delle nuove generazioni di scienziati, giornalisti e politici, possiamo, forse, correggere il tiro a partire da quelle attualmente “in carica”.

Perché anche da noi, in questi mesi, emerge che non è tanto la poca diffusione dei contenuti scientifici (che non tutti necessariamente dobbiamo possedere, se non siamo addetti ai lavori), ma la scarsa comprensione, a tutti i livelli, del metodo della scienza. Quel metodo che abbiamo brevemente, ma precisamente descritto qualche rigo fa. E’ proprio in questo momento che abbiamo bisogno di solide rocce a cui aggrapparci nel mare in tempesta. E solo una sana educazione scientifica, “oggettiva, affidabile, verificabile e condivisibile”, può darcela. Guai a metterla in discussione.

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