Per colpa di questo errore nel 2021 molti dovranno restituire da 950 euro a 1.620 euro all’Agenzia delle Entrate per le detrazioni

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Sicuramente è l’incubo di ogni contribuente quello di andare a debito con il modello 730. E lo è ancora di più per chi credeva di andare a credito e di ricevere il rimborso in busta paga ad agosto, ed invece si trova uno stipendio dimezzato dall’IRPEF a debito. Ed è un caso assai frequente questo, che deriva dalle detrazioni. Con l’ingresso dell’assegno unico universale, dal primo marzo 2022 sono sparite le detrazioni fiscali per coniuge e per figli sotto i 21 anni di età. Ma con le dichiarazioni dei redditi 2022 si fa riferimento all’anno di imposta 2021, quando le detrazioni funzionavano alla vecchia maniera.

Per colpa di questo errore nel 2021 molti dovranno restituire da 950 euro a 1.620 euro all’Agenzia delle Entrate per le detrazioni

Con le dichiarazioni dei redditi i contribuenti completano il pagamento delle tasse dell’anno precedente. In altri termini, con il modello 730 o con il modello Redditi, si effettuano i conguagli sull’IRPEF. Se quella trattenuta da datore di lavoro in busta paga per tutto l’anno 2021 è stata inferiore a quella effettivamente dovuta (per via degli altri redditi posseduti), si va a debito. Se invece ci sono spese mediche, sanitarie, mutui, ristrutturazioni e così via, si può finire a credito. Con il Fisco che restituisce tutta o una parte dell’IRPEF versata. E molto importanti, oltre alle spese detraibili, sono le detrazioni fisse, come quelle per familiari a carico. Detrazioni queste ultime, che vengono applicate dal datore di lavoro dietro richiesta del lavoratore. Ma esistono limiti e regole ferree che possono portare un lavoratore ad aver goduto di detrazioni non spettanti e quindi da restituire.

Quando si devono restituire le agevolazioni per i figli a carico

Un familiare è considerato a carico di un altro se non supera i prescritti limiti di reddito annuo. Per godere delle detrazioni per un figlio a carico occorre compilare l’apposito modello e consegnarlo al datore di lavoro. E quest’ultimo applicherà la detrazione, con relativo sconto sull’IRPEF dovuta mese per mese, al lavoratore. Che così di fatto paga meno tasse sul reddito da lavoro. Nel momento in cui si verifica qualche variazione, occorre informare il datore di lavoro affinché non consideri più un figlio (ma vale anche per il coniuge), come a carico del lavoratore. Non comunicare la variazione e continuare a godere della detrazione è pericoloso.  Proprio per colpa di questo errore nel 2021, alcuni contribuenti dovranno restituire dei soldi al Fisco, cioè si troveranno con una imposta a debito senza saperlo.

La detrazione per i figli a carico è pari a 950 euro a figlio. Ma sale a 1.220 euro per ogni figlio di età inferiore a 3 anni, 1.350 euro per i figli disabili sopra i 3 anni di età e 1.620 euro per i figli disabili sotto i 3 anni di età. Ma per essere a carico i figli (o il coniuge) devono aver avuto un reddito annuo (nel 2022 quello del 2021) al di sotto di 2.840,51 euro o al di sotto di 4.000 euro se di età inferiore a 24 anni. Un lavoro saltuario, part time o anche una NASPI percepita per qualche mese, possono far superare queste soglie e scatenare l’obbligo di restituire le detrazioni.

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