Pensioni anticipate e differenze tra Quota 100 e Quota 41

INPS

Quando nacque il primo Governo Conte, con Lega e Movimento 5 Stelle in maggioranza e con Luigi di Maio e Matteo Salvini entrambi Vicepremier, le pensioni assunsero un ruolo fondamentale nell’agenda politica. Nacque infatti la Quota 100, misura che consentiva l’uscita anticipata dal mondo del lavoro nel momento in cui un lavoratore, sommando età e contributi, raggiungeva proprio la Quota 100. Una misura che fece subito discutere per l’evidente spesa a cui esponeva lo Stato per questi pensionamenti anticipati. In quel Governo però si ragionava già di futuro, perché dopo la Quota 100 nelle intenzioni della Lega per esempio, c’era quello di varare la Quota 41 per tutti. Due misure totalmente differenti con tanti pro e tanti contro.

Pensioni anticipate e differenze tra Quota 100 e Quota 41

Le due misure anche se si chiamano entrambe Quota, sono profondamente diverse, e forse addirittura diametralmente opposte. La Quota 100 è data dalla somma tra età e contributi versati. L’età minima per la Quota 100 era di 62 anni, mentre la soglia contributiva minima era fissata a 38 anni. La Quota 41 per tutti invece, è una misura che non prevede limiti anagrafici perché può essere goduta da chiunque arrivi a 41 anni di contributi versati. La prima misura ha funzionato per un triennio, cioè dal primo gennaio 2019 al 31 dicembre 2021. La quota 41 è rimasta un progetto, o meglio, una semplice ipotesi.

Meglio una pensione anticipata con limite di età o una distaccata?

Nel sistema previdenziale, uno dei problemi maggiori degli ultimi anni è la scarsità dei contributi che i lavoratori riescono ad accumulare. Precariato e disoccupazione portano i lavoratori a non riuscire a dotarsi di quelle carriere lunghe e durature utili per andare in pensione. Una critica alla Quota 100, oltre che sulla spesa statale, era relativa all’alto numero di contributi necessari fissati a 38 anni. Sarebbe quindi peggio imporre un’uscita distaccata dai limiti di età ma dai 41 anni di contributi versati. Significa che per uscire prima dei 60 anni di età un lavoratore deve aver avuto la fortuna di iniziare a lavorare intorno ai 18 anni e di aver proseguito costantemente la sua carriera senza interruzioni o pause. Pensioni anticipate e differenze sostanziali tra le due misure quindi.

Le proposte dei sindacati vanno sempre nella direzione di Quota 41 e flessibilità

È vero che una pensione a 42,10 anni di contributi versati è molto ardua da centrare. E sicuramente è vero che 41 anni di contributi sono meglio di 42,10 per gli uomini o di 41,10 per le donne. Ma superare i 40 anni resta un miraggio per molti. Per questo i sindacati spingono per un mix di misure, nel senso che la Quota 41 è pure per loro necessaria, ma insieme ad altro. Per i sindacati è necessario anche una misura flessibile che consenta uscite libere per i lavoratori a partire da una determinata età e da una altrettanto determinata soglia minima di contribuzione versata. Dai 62 anni di età con 20 anni almeno di contributi versati è l’idea delle parti sociali.

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