Pensione 58 anni e 35 di contributi anche per gli uomini

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Fino al 2022 e quindi fino al prossimo 31 dicembre tra uomini e donne ci sarà ancora una sostanziale differenza pensionistica. Nonostante si dice sempre che le donne hanno un trattamento penalizzante in materia previdenziale, ci sono due misure che invece oggettivamente le avvantaggiano. A tal punto che qualcuno propone l’estensione di una di queste misure anche agli uomini. Una sorta di inversione della tendenza, visto che in passato si è andati sempre a equiparare l’uscita delle donne a quella degli uomini.

Pensione 58 anni e 35 di contributi anche per gli uomini

Una misura unica nel suo genere è senza ombra di dubbio opzione donna. Non fosse altro perché consente di anticipare la quiescenza di molti anni rispetto alla pensione di vecchiaia ordinaria. Si esce a 58 anni di età, anche se con decorrenza posticipata di 12 mesi. Per le lavoratrici dipendenti, basta completare la combinazione 58+35, dove i 35 sono gli anni di contributi versati. Per le lavoratrici autonome Invece, la combinazione è 59+35. Il limite della misura è il ricalcolo contributivo della pensione. In sostanza, la pensione è tagliata dal metodo di calcolo che non considera i periodi versati nel sistema retributivo e li trasforma di fatto in anni contributivi. Per le donne anche un anno in meno di contributi da versare per la pensione anticipata senza limiti di età.

Anche per gli uomini la stessa sorte delle donne, con le stesse penalizzazioni

E c’è chi vorrebbe estendere il regime contributivo sperimentale donna, meglio noto come opzione donna, anche agli uomini. Una equiparazione di trattamento da più parti auspicata. In buona sostanza si permetterebbe anche agli uomini di godere di una pensione nettamente vantaggiosa dal punto di vista dell’uscita dal lavoro. Ma sarebbe sempre una pensione penalizzante come importo del trattamento pensionistico. Ma sarebbe comunque una misura che risponderebbe alle esigenze di flessibilità del sistema pensioni italiano. Infatti resterebbe in capo al lavoratore la scelta di continuare con l’attività lavorativa e quindi con la propria carriera, piuttosto che lasciare il lavoro, conscio del fatto che dovrebbe accettare una pensione più bassa. Un taglio di assegno che per chi ha carriere lunghe antecedenti il 1996, finirebbe con l’incidere almeno del 30%.

La pensione 58 anni e 35 di contributi diventerebbe una valida alternativa alla prosecuzione della carriera per quei lavoratori stanchi di anni e anni di lavoro. Lavoratori che approfitterebbero di questa soluzione per anticipare la quiescenza, anche rimettendoci soldi per il resto della vita. Dal momento che opzione donna, durante i suoi anni di sperimentazione, ha avuto risultati altalenanti e forse inferiori alle attese, la misura potrebbe trovare il “placet” del Governo, che non spenderebbe troppo in termini di soldi pubblici. E sarebbe una misura che, come per le donne, godrebbe di interesse, perché opzione donna è una misura che molte lavoratrici vorrebbero strutturale, cioè perenne tra le opzioni pensionistiche.

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