Il collezionismo è sicuramente una passione che unisce e coinvolge sempre più persone. Questo perché si tratta di un’attività che non riguarda soltanto le monete o i francobolli, come molti pensano. Infatti, i veri appassionati collezionano di tutto, purché gli oggetti siano unici e rilevanti dal punto di vista storico, artistico, culturale e così via.
Sulle nostre pagine, per esempio, abbiamo visto che parecchie persone collezionano addirittura delle scarpe che valgono decine di migliaia di euro. Oppure, vecchi cellulari che potrebbero addirittura valere molto più del loro prezzo originale.
Nelle prossime righe, invece, vedremo che oltre a questi oggetti ce ne sono anche altri che varrebbe la pena collezionare. Inseriti nella galassia delle monetazioni, infatti, anche i buoni in lire potrebbero avere un mercato abbastanza fiorente e raggiungere cifre davvero da capogiro.
Quindi, non solo monete, francobolli e gettoni telefonici, ma anche questi vecchi buoni in lire potrebbero valere una vera fortuna
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Tra i buoni in lire più noti troviamo sicuramente quelli da 2 lire, coniati dal 1923 al 1935. Emessi per sostituire i buoni cartacei (di scarsa qualità e facilmente falsificabili), nel luglio 1922 si decise di coniare dei buoni in nichel. Questa decisione, presa dalla Commissione tecnico-artistica monetaria, fu poi ulteriormente messa al vaglio dal nuovo Governo fascista, insediatosi nell’ottobre 1922. La richiesta del nuovo Governo era quella di imprimere sul rovescio il simbolo del fascio per consacrare la conquista del potere. Richiesta che fu accolta nel gennaio 1923.
I buoni, quindi, presentano sul dritto il semibusto del Re in uniforme, rivolto a destra e contornato dalla scritta “VITTORIO EMANVELE III RE D’ITALIA”.
Sul verso, invece, troviamo al centro il fascio littorio con la scure sempre rivolta a destra. A sinistra del fascio abbiamo poi la scritta “BVONO DA LIRE 2”, mentre a destra l’anno di coniazione. In alto, indicativamente a ore 1, troviamo infine i nomi dell’incisore “A. MOTTI INC.” e dell’autore “P. MORBIDVCCI”.
Valore di mercato
Attualmente, i buoni da 2 lire, in Fior di Conio, potrebbero valere davvero una fortuna, ma molto dipende anche dall’anno di coniazione. Ad esempio, il buono del 1923, con una tiratura di 32.260.000 pezzi, potrebbe valere intorno ai 100 euro. Quello datato 1924, invece, con una tiratura di 45.050.500 esemplari, potrebbe valere anche 150 euro. Il prezzo potrebbe aumentare a 500 euro per i buoni datati 1925, 1.000 euro per quelli datati 1926 e addirittura 3.000 euro per quelli del 1927.
Gli esemplari successivi, quelli emessi dal 1928 al 1935, invece, potrebbero valere tra 1.000 ai 2.000 euro. Questi ultimi sono estremamente rari perché, per ogni anno di quel periodo, ne furono emessi soltanto 50 esemplari destinati esclusivamente ai collezionisti.
Quindi, chi è appassionato di collezionismo dovrebbe cercare non solo monete, francobolli e gettoni telefonici. Infatti, anche questi buoni potrebbero essere degli ottimi pezzi da aggiungere alle proprie collezioni private.
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