Non sempre va in pensione prima chi è più anziano, in alcuni casi lo fa chi ha versato più contributi

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In Italia sembra esserci una corsa al pensionamento. Complici i danni causati dall’entrata in vigore della Legge Fornero, infatti, i timori dei lavoratori sono molti. Moltissimi sono stati, infatti, coloro che dopo il 2012 si sono ritrovati senza lavoro e senza diritto alla pensione. E piuttosto che rischiare di vedersi esodati o di dover rimandare di anni il pensionamento, i lavoratori hanno fretta di avere la pensione.

Tutte queste incertezza sono portate da due fattori fondamentali. Da una parte la rigidità prevista per l’accesso dalla Legge Fornero. Dall’altra il continuo mutamento della normativa previdenziale che inserisce misure sperimentali dalla durata limitata. Come ad esempio l’APE sociale o l’Opzione donna, due misure che vengono prorogate da diversi anni. Ma che non si ha mai certezza se ci saranno l’anno successivo oppure no. La particolarità della quiescenza in Italia, poi, prevede che non sempre va in pensione prima chi ha più anni. E questo porta a non comprendere molti meccanismi previsti.

Conta più l’età o i contributi?

Quello che è da considerare è che in Italia l’accesso alla pensione è subordinato ad una serie di requisiti. E questi possono cambiare in base alla misura prescelta per il pensionamento. La possibilità di accedere alla quiescenza, infatti, varia non solo in base all’età ma anche alla storia lavorativa di ognuno. In alcuni casi, infatti, a fronte di un requisito anagrafico minimo, è richiesto il raggiungimento di un determinato requisito anagrafico. È il caso, ad esempio, della Quota 102 per accedere alla quale servono almeno 64 anni ed almeno 38 anni di contributi. E ci sono altre misure che seguono questa regola.

Per potersi pensionare, in questi casi, quindi, bisogno combinare il requisito anagrafico a quello contributivo. In altri casi, invece, basta raggiungere un requisito contributivo per potersi pensionare. Come accade con la pensione anticipata ordinaria che richiede più di 40 anni di contributi. Ma senza vincolo di età.

Non sempre va in pensione prima chi è più anziano, in alcuni casi lo fa chi ha versato più contributi

Può capitare, in una stessa azienda, che un collega vada in pensione già a 60 anni mentre un altro che di anni ne ha 65 debba continuare a lavorare. E la cosa, in alcuni casi, risulta inconcepibile. Quello che bisogna mettere in conto, però, è che non sempre è l’età a stabilire il diritto al pensionamento.

Nel caso della pensione di vecchiaia, in presenza di 20 anni di contributi almeno, tutti vanno accedono al compimento dei 67 anni. E non c’è discriminazione in base all’età. Ma se si sceglie l’anticipata in alcuni casi l’età non conta propria. Ed in quel caso va in pensione prima non chi è più anziano, ma chi ha lavorato di più.

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