Il Presidente di Stellantis è pronto a fare cassa e ha annunciato di voler vendere la sezione Difesa di Iveco. La sua mossa, che va oltre la mera strategia di investimento, si inserisce in un quadro ben più ampio.
La valutazione di Iveco Defence Veichles aumenta di giorno in giorno, dopo che numerosi “pretendenti” hanno iniziato a fare due conti e a capire il valore prossimo della società. In vista degli ingenti investimenti per il riarmo europeo, IDV fa gola a tutti, e John Elkann ha intravisto immediatamente la possibilità di guadagnare il massimo, proprio adesso che il titolo vola.
John Elkann venderà Iveco?
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Di recente si è cominciato a parlare della volontà di Elkann di vendere almeno il 27% delle quote di IVD, e che abbia già affidato a Goldman Sachs l’incarico per la transazione. Si parla di una vendita del valore di almeno 1,5 miliardi. Tra i potenziali acquirenti ci sono le private equity Bain Capital e Kps Capital ma anche Leonardo-Rheinmetall. La parte interessata, ovvero Iveco, ha più volte fatto sapere che non ha intenzione di cedere la proprietà, ma ha lasciato intendere che se l’offerta è buona…
Come riportato anche da Il Sole 24 Ore, gli analisti di Equita e anche Elkann ritengono che “un’opzione che coinvolga Leonardo sia la più probabile in quanto gradita dal Governo italiano e permettendo di sfruttare sinergie dal punto di vista industriale dato che Idv è fornitore di Leonardo e della joint venture Leonardo-Rheinmetall“; si eviterebbe così anche l’esercizio del golden power.
Loro “voltano pagina”, a noi resta il black-out in Spagna e un’economia di guerra
Non solo affari: i movimenti attorno a Iveco Defence ci fanno comprendere quello che succederà in futuro. Innanzitutto che il piano Draghi sarà portato avanti, e che sono già molte le realtà pronte a “mettere le mani” sugli 800 miliardi che verranno prontamente trovati per alimentare la nuova macchina da guerra europea.
Inoltre, e forse soprattutto, che ormai le politiche cosiddette “green” sono alla frutta. In un’ipotetica nuova era fatta di investimenti per la difesa e riarmo, che porterà inevitabilmente anche a un’economia di guerra, a debiti immensi che ricadranno sui cittadini europei, sarà molto difficile (anzi, impossibile) continuare a sostenere la filosofia “verde”.
Ma soprattutto, gli attuali “cambiamenti di rotta” ci fanno capire che è sufficiente guardare alla finanza per comprendere come diventerà la società. Negli ultimi anni si sono susseguite campagne di orientamento da parte dei Governi volte a movimentare determinati mercati. Il “green”, tanto per citarne una, avrebbe dovuto far cambiare le abitudini dei consumatori e spingerli a investire in determinati beni e strumenti. Ma non ha funzionato.
Ecco che, improvvisamente, l’energia rinnovabile non funziona più (vedi il black-out in Spagna) e vedi anche che l’IA necessita di così tanta energia che nessun eolico o pannello solare sarà mai in grado di fornire. Ora la finanza guarda alla tecnologia, alla guerra, e chi se ne importa se le persone volevano un mondo più pulito, adesso le priorità sono altre. Il denaro per gli armamenti si troverà, adesso persino il presidente della Repubblica può dire che gli stipendi in Italia non sono sufficienti, perché il “vecchio piano Draghi”, fatto di austerity, è andato in pensione. Meloni ha già precisato che gli stipendi sono saliti da quando è Premier, e che il Paese sta crescendo. Adesso il popolo europeo dovrà prepararsi – con tanto di zainetto resiliente – a una nuova era, fatta di dipendenza tecnologica, povertà strutturale e niente più “woke”. Le persone “libere” non servono più, adesso devono tornare a marciare per i propri Paesi: ergo, servono per alimentare le nuove speculazioni finanziarie.