I colossi bancari come JPMorgan, ma anche Black Rock e McKinsey, da molti anni investono nell’Ucraina, a più titoli, e non da ultimo anche al fondo per la ricostruzione. Già nel 2023 si stimava che per far riprendere l’economia del Paese devastato dal conflitto sarebbero stati necessari almeno 400 miliardi di dollari, cifra che inevitabilmente è aumentata con l’avanzare della guerra.
L’idea era che con un capitale di avviamento, si sarebbero potuti attrarre investitori privati ed Enti istituzionali e di altro tipo su larga scala. I settori su cui investire erano (e sono) molteplici: si va dal comparto produzione a quello delle infrastrutture, passando per agricoltura ed energia. Non dimentichiamo poi la ricchezza mineraria dell’Ucraina, sulla quale Trump ha abilmente messo le mani. Ma andiamo con ordine. Nel 2023, Brandon Hall, co-responsabile della divisione Financial Markets Advisory di BlackRock affermò che “L’Ucraina [avrebbe avuto] una propria organizzazione per reperire e sindacare queste opportunità di investimento locali“, mentre Stefan Weiler, responsabile dei mercati dei capitali di debito di JPMorgan per l’Europa centrale, il Medio Oriente e l’Africa disse: “Ci saranno diversi fondi settoriali che il fondo ha identificato come prioritari per l’Ucraina. L’obiettivo è massimizzare la partecipazione al capitale“. Secondo quanto riportato anche dal Financial Times, infatti, le tre società si erano accordate per orientare il capitale pubblico verso investimenti miliardari e molto ghiotti.
Da quando la Russia ha invaso l’Ucraina, però, nonostante non sia ancora riuscita a conquistare Kiev o a prenderne il controllo, a rimetterci è stato soprattutto il popolo e la milizia, con stime di decine di migliaia di morti. Circa 45 mila solo tra i soldati, anche se dati certi non sono disponibili, con ulteriori 390 mila feriti; più di 10 mila civili uccisi e il doppio dei feriti. Anche la Russia, naturalmente, ha subito perdite, sebbene anche in questo caso manchino dati ufficiali.
Poi è arrivato Trump… La pressione sull’Europa come “ultima spiaggia”?
Durante il conflitto, in America si sono svolte le presidenziali ed è stato eletto Donald Trump. Diversamente dal suo predecessore, la Casa Bianca ha fin da subito preso posizioni “pacifiste”, garantendo al suo popolo che la guerra in Ucraina sarebbe terminata. Naturalmente gli obiettivi di Trump erano e sono quelli di un rinnovato potere economico, a discapito (anche) dei grandi fondi speculativi come Black Rock, JPMorgan & Co. A questo punto, la situazione si è completamente ribaltata, e a risentirne maggiormente è stata ed è l’Europa, divisa tra due fuochi e in ginocchio a causa di politiche autodistruttive. Tanto più che proprio di recente Putin ha chiesto una riunione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU per denunciarla in merito all’opposizione alla volontà di una risoluzione di pace. Guarda caso strano, chi insiste oggi per continuare a contrastare la Russia e a volere fortemente il riarmo europeo sono Merz e Starmer; il primo, è stato presidente del consiglio di sorveglianza di BlackRock in Germania. Un incarico che agli osservatori e critici non è sfuggito, tanto che ha contribuito ad affibbiare al cancelliere la definizione di “Governo BlackRock”.
Starmer, invece, ha avuto pieno appoggio proprio da Black Rock prima della sua elezione, affinché i vecchi equilibri minati dal populismo e da Trump potessero tornare, diciamo così, in auge.
Risulta evidente che i “Big Three”, come vengono chiamate le 3 banche e fondi speculativi più potenti al mondo, vedono minati i loro ritorni d’investimento. Infatti tra le varie analisi stilate da JPMorgan sulla situazione attuale dal punto di vista europeo, troviamo ampie considerazioni sulle difficoltà UE circa il reperimento delle risorse per l’indipendenza dalla NATO (che la banca stessa vede come molto poco probabile) e soprattutto sulla necessità della Commissione Ue di ottenere i consensi per continuare ad avviare sanzioni contro la Russia (il prossimo voto è previsto per il 31 luglio n.d.r). Infatti, come si evince dal report di JPMorgan, “Oltre alle truppe e alle garanzie di sicurezza, l’altra carta potente, seppur controversa, che l’Europa può giocare per determinare l’esito della guerra tra Russia e Ucraina è il suo controllo su circa due terzi dei 300 miliardi di dollari di beni russi congelati“. Se il consenso non verrà garantito, i fondi torneranno alla Russia, che potrebbe ovviamente utilizzarli per dare la stoccata finale, o quantomeno per risollevarsi dalle ingenti spese sostenuto per il conflitto. Ecco spiegato il perché l’Europa perseguita, con ampi rischi economici e di sicurezza, a mantenere viva la guerra in Ucraina. Ci sono molti soldi in gioco.
Lo scenario inedito che JPMorgan non ha considerato
Nel report stilato da JPMorgan circa le possibili evoluzioni del conflitto in Ucraina, si citano 4 scenari; sintetizzando, si ipotizza (al 50% di probabilità) la continuità dell’instabilità per l’Ucraina, con ampie probabilità che il Paese tornerà sotto l’influenza russa entro pochi anni. Al 15% si ipotizza invece che la situazione in Ucraina si stabilizzerà, senza l’adesione alla NATO ma con il supporto Usa. Sempre al 15%, l’Ucraina capitolerebbe sotto l’assedio russo. Con probabilità stimate del 20%, si prevede un sostegno occidentale stabile all’Ucraina, anche se viene da chiedersi “per quanto ancora?”.
Ma c‘è uno scenario che JPMorgan non ha considerato: un possibile colpo di Stato, con un esercito che – sfinito – potrebbe rivoltarsi contro l’attuale Presidente, e soprattutto l’ipotesi che i combattenti ultranazionalisti dell’ex Battaglione Azov non accettino una tregua né tantomeno la loro “fine”, in quanto Putin ha “promesso” fin dall’inizio del conflitto che uno degli obiettivi era quello della “denazificazione” dell’Ucraina. Tant’è che proprio di recente, in merito a uno scambio di 1000×1000 prigionieri, Redis Prokopenko, catturato dalla Russia a Mariupol (il famigerato comandante della 12ª Brigata della Guardia Nazionale Azov) avrebbe affermato che si è trattata di una “presa in giro” in quanto nessun membro di Azov è tornato a casa, “sebbene il rilascio dei nazionalisti fosse stato precedentemente discusso“. Una bomba a orologeria, quella dell’organizzazione terroristica bandita in Russia, che potrebbe sconvolgere ulteriormente ogni qualsivoglia scenario.