In pensione con due anni di sconto sui contributi e da gennaio ancora possibile dai 63 anni di età

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Sono tre le novità che il Governo Meloni ha deciso di introdurre sulle pensioni. La prima è una misura tutta nuova che si chiama quota 103. Le altre due, invece, sono proroghe di misure già oggi esistenti.
Una delle due viene modificata, mentre l’altra è confermata in tutto, alla pari di come ha funzionato fino ad oggi. Ed è una conferma totale, perché oltre ai requisiti di accesso hanno confermato anche alcune agevolazioni soprattutto quelle per le donne.

In pensione con due anni di sconto per le lavoratrici con l’APE sociale

La conferma dell’APE sociale non fa altro che concedere anche l’anno venturo una concreta possibilità di pensionamento per i lavoratori. Con il via libera all’APE sociale per un altro anno, continueranno a poter uscire dal lavoro coloro i quali hanno maturato almeno 63 anni di età nel 2023 e almeno 30, 32 o 36 anni di contributi versati.
Le categorie cui la misura è destinata sono quindi sempre i disoccupati, gli invalidi civili, i caregivers oltre ai lavori gravosi. Se il potenziale beneficiario, però, è una donna, la contribuzione si abbatte in base al numero di figli adulti durante la vita. Pertanto, potranno andare in pensione le lavoratrici con 28, 30 o 34 anni di contributi versati, perché in pensione con due anni di sconto sui contributi è ciò che la normativa prevede.

Le regole dell’APE sociale e come funziona l’abbuono fino a due anni

Per le madri il requisito contributivo resta abbattuto di un anno per ogni figlio entro un massimo di due anni è ciò che la normativa prevede. Questa è la regola generale che consente quindi un anticipo dell’anticipo.
Per il resto la misura a partire dal primo gennaio 2023 resterà praticamente inalterata. Gli invalidi devono avere almeno il 74% di disabilità certificata dalle ASL. Chi invece vi rientra come caregiver, deve avere iniziato l’assistenza a un familiare disabile da almeno sei mesi prima di presentare la domanda di pensionamento con l’APE sociale. Il lavoro gravoso, invece, prevede che tale attività sia stata svolta per sette degli ultimi dieci anni di carriera o per sei del degli ultimi sette anni di carriera. Restano inalterati tutti i vincoli della misura a partire dal tetto massimo di importo fruibile pari a 1.500 euro mensili.
E poi la misura continua a non essere reversibile, a non concedere il diritto agli assegni familiari, alle maggiorazioni sociali e alla tredicesima. Una volta terminato l’anticipo la misura cessa di essere erogata e il diretto interessato deve presentare la domanda di pensionamento di vecchiaia.

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