Il Presidenzialismo non passa, FDI incassa la sconfitta ma prosegue la raccolta firme e si arrabbia con la Boldrini

Parlamento

Fratelli d’Italia non ce l’ha fatta in Parlamento con la battaglia per il Presidenzialismo alla francese. Il Senato ha respinto il provvedimento con 236 voti a favore, 204 contrari e 19 astenuti. Il centrodestra si è schierato compatto a fianco della Meloni anche se i malpensanti hanno evidenziato le assenze della coalizione. Non si sono presentati 16 deputati di Forza Italia e ben 26 della Lega ma Giorgia Meloni glissa per spegnere sul nascere ogni possibile polemica. Che in verità potrebbe pure esserci. Basta pensare che FDI dopo la Convention di due giorni a Milano, non ha fatto mistero della possibilità di correre da sola alle Politiche del 2023. E nel caso, di competere per vincere e governare.

La battaglia quirinalizia

Il Presidenzialismo non passa. E la figuraccia italiana per l’elezione del Presidente della Repubblica, la mancanza di sinergia tra partiti e all’interno dei partiti stessi, ha dato man forte all’idea della Meloni. Da qui il tocco forte per intensificare la sua battaglia e rimettere nelle mani del popolo la decisione sulla nomina del Presidente della Repubblica. Ma la proposta non è andata giù al Parlamento. Tuttavia, la battaglia della pasionaria continua. Prosegue sul web e per le piazze con la raccolta firme per dire: «basta con le manovre di Palazzo per la più alta carica istituzionale».

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Ad ogni modo Giorgia Meloni ritiene si sia trattato di un test di compattezza interna che tutto sommato è andato bene. Il diniego è arrivato da PD, M5S, LEU e Alternativa. E con il Partito Democratico, Giorgia Meloni ce l’ha di brutto. In ultimo ha reagito alle dichiarazioni di Laura Boldrini. La deputata DEM in tv ha detto che se anche venisse eletta la Meloni, non potrebbe governare perché Fratelli d’Italia sarebbe un partito «illiberale». La dichiarazione ha fatto irritare molto la leader del partito che ha reagito con un video veicolato a mezzo social. Ha chiarito che non c’è correlazione tra l’appellativo «illiberale» e la contrarietà della partito alla riforma del Catasto. Perché secondo Giorgia, sarebbe questa la radice di tutti i mali che avrebbe portato la Boldrini ad essere così dura.

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