I ristoranti tre stelle Michelin in Italia da provare per una indimenticabile cena stellata

Ristoranti tre stelle Michelin in Italia

La Guida Michelin è una istituzione, nulla da dire: è la guida definitiva, sempre costantemente aggiornata, per i ristoranti e gli hotel più influenti in Italia e nel mondo. Punto di riferimento totale, per ogni evenienza, la Guida Michelin è divisa in varie sezioni che servono a vari scopi: si passa da una semplice selezione di Buona Cucina alla famosa selezione Bib Gourmand, che sta ad indicare quei pochi ristoranti dal perfetto rapporto qualità – prezzo.
Solo ad Aprile sono entrati nella Guida ben 15 nuovi ristoranti italiani, fra cui Dogma a Roma, l’Osteria Bakaré di Peschiera del Garda e il SOOT a Milano. Attualmente sono listati quasi 2900 ristoranti ad una stella, quasi 500 a due stelle e ben 145 ristoranti a tre stelle Michelin, fautori di una cucina unica e singolare in ogni location. Con comodità è presente un filtro anche per prezzi, tipi di cucina e la possibilità di prenotare online nei vari ristoranti. E se avessimo bisogno proprio dei 3 stelle? In totale sono 13. Vi mostriamo sia la lista completa che le ultime novità, per una occasione davvero speciale.
Potrebbe essere utile sapere anche cosa dice il galateo su come dividere il conto al ristorante.

In primis, le novità

Atelier Moessmer di Norbert Niederkofler

Atelier Moessmer di Norbert Niederkofler

Atelier Moessmer di Norbert Niederkofler


A Via Walther Von der Vogelweide 17, a Brunico, arriva una new entry: un ristorante dentro la villa padronale di una fabbrica tessile (la Moessmer) dove c’è un grande tavolo con un libro dei tessuti del primo ‘900. La filosofia Cook the Mountain è al suo limite, utilizzando gli ingredienti più vicini delle montagne vicino a Brunico, rispettandone la stagionalità: le serate partono con gli antipasti serviti nel salottino accompagnabili dall’aperitivo, per poi trasferirsi in sala o al bancone, con gli sgabelli direttamente in cucina. C’è un solo menù degustazione che viene proposto dallo chef. Detiene anche una stella verde Michelin in onore della sostenibilità: il suo sito potrete trovarlo QUI.

Quattro Passi di Fabrizio Mellino

Quattro Passi di Fabrizio Mellino

Quattro Passi di Fabrizio Mellino


A Via Amerigo Vespucci, 13 di Nerano, a Marina del Cantone c’è un’altra nuova new entry con già quarant’anni di storia. Da una piccola rivendita di uova ad un allevamento di galline, poi una pizzeria a quattro passi dal mare; Antonio, poi Fabrizio, crearono questo tempio della cucina mediterranea che finisce con piccole uova di cioccolato estremamente particolari, che sanno di limone, peperoncino, rucola o anche di roquefort. Dispongono di una cantina estremamente interessante, fatta in pietra vulcanica. Più tradizionalmente, qui è presente un menù degustazione, uno à la carte ed uno dei dessert.

Il resto della lista completa

Di seguito riportiamo il resto della lista completa dei ristoranti tristellati Michelin. In totale sono 13, ognuno con le proprie caratteristiche.
Ad Alba c’è Piazza Duomo, di Enrico Crippa, che con le sue degustazioni artistiche ama stupire con ricette centenarie, che diventa estremamente felice quando il cliente gli dà carta bianca. Maestro caleidoscopico del vegetale, vi stupirà nella sua caratteristica sala rosa.
A Brusaporto c’è Da Vittorio Relais & Chateaux (presente anche a St. Moritz e Shanghai), a 10 minuti da Bergamo, in 10 ettari di tenuta. Da Vittorio sono presenti, oltre al ristorante, un campo da tennis, uno per il calcetto e due laghetti naturali, in un ideale percorso di relax. E un punto di ricarica per auto elettriche, per gradire. Qui i fratelli Cerea vanno per il concetto di tradizione lombarda e genio creativo, proponendo (oltre ai menù degustazione) portate come l’Uovo all’uovo, il granchio reale alla Rossini e l’orecchia di elefante (solo su prenotazione).
A Canneto sull’Oglio, a Runate 15, c’è Dal Pescatore. Qui siamo sui record: è tristellato dal 1996, un centinaio di anni ed una antica osteria familiare. Qui vige la coppia di Antonio Santini e sua moglie Nadia, in un raffinato mix di antico, moderno e km0 grazie agli ettari di terreno per le materie prime, dove si utilizzano i tortelli di zucca al posto del dessert, e fra i primi c’è il risotto alla pilota. Non mancano filetti di Chianina in crosta di erbe, o terrine di astice con caviale Oscietra Royal.
A Castel di Sangro (Casadonna) c’è Reale di Niko Romito, in un ex monastero cinquecentesco dalla cucina minimalista. La cantina è dove una volta c’erano le stalle, conservando oltre 500 etichette e 10.000 bottiglie di vino. Le proposte sembrano semplici ma contengono una vasta ricerca all’interno. C’è sia il menù alla carta che quello degustazione, includendo portate come lingua, tartufo nero, lenticchie e nocciola.
A Firenze c’è l’Enoteca Pinchiorri, l’evoluzione dell’antica Enoteca Nazionale, per una esperienza deliziosa che deriva sia dai vini che da un pasticcere di talento. Hanno due menù, Espressione e Madre Terra, oltre al menù alla carta: c’è molto di ricercato, come le chiocciole vignaiole alle erbe, spuma tiepida di topinambur, latte di cocco e cotiche marinate, oppure astice al vapore con le chele in insalata, zucca in giardiniera piccante, bernese allo scalogno e mosto cotto.
A Milano, sui Navigli, c’è il Mudec di Enrico Bartolini a Via Tortona 56. Qui si propongono sapori anche cerebrali che giocano sulle stratificazioni, ma non solo: ci sono due menù degustazioni, il Mudec Experience ed il Best of, con il risotto alle rape rosse e salsa gorgonzola Evoluzione. Tutto questo al terzo piano del Mudec, il Museo delle Culture.
A Orta San Giulio c’è Villa Crespi, firmato da Antonino Cannavacciuolo, in una villa di fine Ottocento, con piatti iconici come la trota in carpione, la linguina di Gragnano e, ovviamente, la pastiera. Hanno due menù: Itinerario e Mettici l’anima, oltre alle proposte alla carta.
A Modena c’è l’Osteria Francescana a via Stella 22, di Massimo Bottura. Cucina creativa e pieno di opere d’arte contemporanea, escludendo allusioni al menù. Il menù degustazione tasting menu offre tante ma tante portate, per un viaggio con listate 17 portate. È presente anche il menù alla carta, senza problemi, con ingredienti prelibati come il Culatello di Zibello Antiche Razze, con 42 mesi di stagionatura e mostarda di mele Campanine.
A Roma, a Città del Vaticano in effetti, c’è La Pergola che dovrebbe essere chiuso per lavori fino ad aprile 2024. Dalla sua terrazza si vede la cittù eterna, in un impeccabile ambiente con quadri, mobili e argenteria importante; la cucina di Heinz Beck è ormai un classico dove le fagottelle ripiene di carbonara vanno a braccetto con un menù degustazione da 10 o 7 portate, oltre a quello alla carta.
A Rubano c’è Le Calandre, a via Liguria 1 di Sarmeola, accolti dalla famiglia Alajmo, con luci soffuse anche di giorno in una sala e con delle porcellate di design…dei due fratelli Massimiliano e Raffaele. Ci sono 3 menù degustazione che permettono di incrociarli a piacimento, oltre alla carta, con portate curiose come il cappuccino di seppie al nero. Di fronte al ristorante c’è il loro negozio per chi vuol portare qualcosa a casa.
A Senigallia, invece, c’è Uliassi, alla banchina di Levante 6, di Mauro Uliassi. Il ristorante sembra mimetizzato fra i vari stabilimenti di mare. Il menù ovviamente profuma principalmente di mare ma anche di monti: hanno 3 menù (di cui uno easy), oltre a quello alla carta. Qui si trovano i classiconi come il wafer di nocciole, fegato grasso e shot di Kir Royale, l’ossobuco alla marinara e, come detto poco fa, anche proposte di terra. Fra quelle di terra c’è l’agnello alla brace, profumo di vaniglia, ciliegie e nocciole, ma anche oumache, crispigni e terroso di muschio. O anche rane fritte, o rognone di pecora.
Crediti foto: ateliernorbertniederkofler.com; ristorantequattropassi.it. Tutti i diritti riservati.

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