I buoni postali cointestati contribuiscono ad aumentare il valore dell’ISEE?

Isee

Da decenni, i buoni postali sono una delle soluzioni preferite dagli italiani per far fruttare i propri risparmi. Per la loro semplicità ed economicità sono strumenti particolarmente apprezzati dalle famiglie e dai risparmiatori di tutte le età. Inoltre, essi sono distribuiti in tutti gli uffici postali raggiungendo così anche chi è meno avvezzo ad investire on line. Proprio perché adatti alle famiglie, sono frequentissimi i casi di cointestazione. Molti genitori decidono di inserire anche i nominativi dei figli nei propri buoni postali.

Allo stesso modo, alcuni nonni sottoscrivono buoni insieme ai nipoti e tanti coniugi allocano in buoni i risparmi comuni. In questo articolo cercheremo di rispondere ad un quesito frequente: i buoni postali cointestati contribuiscono ad aumentare il valore dell’ISEE? Questo indicatore economico prende infatti in considerazione tutti i beni riconducibili ad una persona per stabilirne il diritto a percepire sussidi pubblici.

Una questione di consapevolezza

Il D.L. 201/2011 ha introdotto l’indicatore ISEE per misurare la ricchezza dei cittadini che richiedono agevolazioni allo Stato. Il successivo D. Lgs 68/2012 ha introdotto alcune pesanti sanzioni per chi fornisce dichiarazioni false o parziali. L’Erario monitora infatti le dichiarazioni dei cittadini per evitare di erogare prestazioni assistenziali a chi non ne abbia il diritto. Per evitare sanzioni, molti contribuenti si chiedono: i buoni postali cointestati contribuiscono ad aumentare il valore dell’ISEE?

Come spesso accade in ambito tributario, la risposta non è univoca. La legge non punisce chi omette di dichiarare il possesso di buoni fruttiferi cointestati se non è a conoscenza di tali investimenti. Accade spesso, infatti, che genitori e nonni inseriscano il nominativo di un figlio o nipote senza avvertirlo. L’obbiettivo è lasciare questi beni in futura eredità, agevolandone la riscossione. Abbiamo trattato questo tema in un recente specifico approfondimento.

I buoni postali cointestati contribuiscono ad aumentare il valore dell’ISEE?

Abbiamo analizzato che, chi non è a conoscenza di essere titolare di buoni cointestati non rischia alcuna sanzione se non li dichiara. Chi invece fosse a conoscenza di possedere buoni perché li ha sottoscritti personalmente o ha richiesto un’apposita certificazione è tenuto alla dichiarazione. L’importo da indicare nella DSU è pari alla percentuale effettivamente posseduta. In altre parole, se il buono presenta due intestatari, la quota pro-capite è pari al 50%. Tale percentuale scende al 33% per titoli con tre intestatari ed al 25% se i titolari sono quattro. In conclusione, i buoni postali cointestati vanno inseriti nell’ISEE solo se il titolare ne è consapevole e sempre nella corretta percentuale.

Consigliati per te