Fisco e banche sono alleati e spiano i nostri conti correnti

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Lo Stato ha dichiarato guerra ai contanti. Ormai sappiamo che non possiamo ricevere o pagare più di 2.000 euro senza usare strumenti tracciabili, i rischi sono multe salatissime. Ma come fa l’Agenzia delle Entrate a verificare le nostre movimentazioni? La risposta è semplice: chiede alle banche di controllarci e segnalare ogni operazione sospetta. Insomma, Fisco e banche sono alleati e spiano i nostri conti correnti. Premettiamo che le finalità del D.Lgs 231/2007 sono più che condivisibili: contrasto al terrorismo e al riciclaggio di denaro. Demandare però ad un soggetto privato il controllo di situazioni così delicate può essere inefficace o può prestarsi ad usi impropri.

L’Unità di Informazione Finanziaria della Banca d’Italia

La normativa riconduce la responsabilità del monitoraggio al personale delle filiali. Gli impiegati infatti, tra un bonifico ed un cambio assegni, devono verificare le operazioni svolte dai clienti. Per poi provvedere a segnalare ogni caso sospetto ad un apposito ufficio. Questo ufficio della banca valuterà le segnalazioni interne e provvederà ad informare l’UIF della Banca d’Italia. Da qui partiranno controlli incrociati con la collaborazione dell’Agenzia delle Entrate, volti a verificare l’accaduto. UIF e AdE valuteranno le movimentazioni e la veridicità delle informazioni rilasciate all’addetto di filiale. Sarà proprio il cassiere infatti a dover porre domande, insinuare dubbi e scovare le prove. Se non dovesse svolgere diligentemente l’attività di delazione rischierebbe pesanti sanzioni.

Fisco e banche sono alleati e spiano i nostri conti correnti: ecco il perchè

Le finalità dichiarate sono il contrasto a terrorismo, riciclaggio e attività criminose. Per i cittadini è rassicurante sapere che queste pericolose attività sono monitorate in maniera così attenta. Ma chi valuta veramente le operazioni? Se l’impiegato sospettasse di un cliente molto importante per la sua banca, la sede invierebbe la segnalazione all’UIF? Un socio di un piccolo istituto, magari con cariche apicali e quote azionarie verrebbe trattato come un normale cliente? Certamente sì, non abbiamo dubbi. I dubbi sorgono, invece, sul fatto di delegare alle banche indagini così delicate. Ammettendo pubblicamente che, senza la loro collaborazione, Fisco e Agenzia non saprebbero come procedere. Fisco e banche sono alleati e spiano i nostri conti correnti quotidianamente. Lo sanno bene i piccoli imprenditori che movimentano spesso alcune migliaia di euro in maniera assolutamente lecita. Vediamo insieme cosa può accadere.

Fisco e banche sono alleati e spiano i nostri conti correnti

Secondo la normativa, la segnalazione dello sportellista deve scattare al superamento di prelevamenti in contanti di importo superiore a 10.000 euro. Anche se il cliente raggiunge la soglia in più operazioni nel mese ma di importo non inferiore a 1.000 euro l’una. La discrezionalità quindi è massima. Andrebbe segnalato l’anziano che effettua due prelevamenti di 5.000 euro dal libretto postale, magari per versarli in banca come sempre. Ma non prelevamenti quotidiani di 990 euro per un totale di 30.000 euro. Chi deve valutare, può avere la serenità per farlo? In conclusione, ben vengano controlli e sanzioni per i delinquenti. Da demandare però alle autorità competenti. L’attuale normativa potrebbe, infatti, rischiare  di intralciare l’operatività di clienti onesti e dipendenti degli istituti di credito.

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