Esiste di un parassita raro che si nutre del cervello umano

parassita

Potrebbe sembrare un brutto scherzo per attirare i lettori, ma non è che la verità.

Esiste un parassita raro che si nutre del cervello umano: stiamo parlando di un’ameba, un parassita, conosciuto dalla scienza da circa 30 anni. Questo essere è in grado di entrare nell’organismo umano e provocare una infezione tale da generare la morte della persona occupata.

Quest’ameba è conosciuta col nome di Naegleria fowleri o “ameba mangia cervelli”. Il nome scelto è assolutamente calzante e inquietante al tal punto da non farci perdere tempo e scoprire di più su questo parassita.

Cerchiamo di fare luce su sintomatologia e dove si è annotata l’esistenza di un parassita raro che si nutre del cervello umano.

Cos’è il Naegleria fowleri

La così chiamata “ameba mangia cervello” prende il nome dagli effetti che essa ha sul cervello umano una volta entrata nel corpo. Entrando dalle cavità nasali, colpisce il sistema nervoso centrale fino a portare alla morte con forti dolori da meningoencefalite.

Quindi questo essere non fa altro che nutrirsi dell’essere di cui diventa parassita.

Quali sono i sintomi

Il problema della presenza di questo parassita è che i sintomi mostrati sono simili a quelli di altre patologie o malattie, tra queste è l’encefalite o tumori al cervello. I sintomi sono gravosi mal di testa, vomito, arrossamento alle narici, e poi con l’aggravarsi convulsioni fino alla morte.

Dove si trova questo tipo di ameba

L’esistenza di un parassita raro che si nutre del cervello umano fu scoperta nel 1986 negli Stati Uniti. Da allora i casi registrati sono meno di 200. L’infezione è quindi un accadimento molto raro.

Per essere colpiti bisogna sostare nell’habitat dell’ameba, ossia luoghi paludosi e stagnanti, con acqua sporca e calda (può addirittura raggiungere i 45°C).

Per evitare qualsiasi infezione è bene non inalare l’acqua di stagni, fiumi, canali, dalle narici; effettuare lavaggi nasali e usare tappanaso.

Il riscontro di casi più numeroso si è avuto in America del Nord, in Europa uno in Repubblica Ceca, uno in Portogallo. Tra i pazienti, pochissimi sono sopravvissuti a causa del riconoscimento postumo dell’infezione.

E in Italia?

Il fatto che esista un parassita raro che si nutre del cervello umano non deve comunque metterci in allarme. Oltretutto è molto raro che l’ameba riesca a infiltrarsi tramite un getto d’acqua trovando un posto dove agganciarsi. Infatti, in Italia è stato attestato solo un caso scoperto post mortem. Le condizioni ambientali del nostro paese non sono favorevoli al riprodursi dell’ameba né per la diffusione.

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