Errori nelle prestazioni sanitarie. Cosa deve fare una vittima di malpractice?

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Errori nelle prestazioni sanitarie. Cosa deve fare una vittima di malpractice?

La malpractice medica è una negligenza, un errore o un abuso nella prestazione di un servizio sanitario, che danneggia la salute del paziente. Si parla di malpratica quando l’errore è dovuto a imperizia o mancato rispetto dei protocolli sanitari definiti dal Ministero della Salute.
Può provocare danni fisici o lesioni gravi e permanenti, fino alla morte, nel paziente che la subisce.

Marsh ha pubblicato l’11° edizione – 2020 del Rapporto Medmal sulle malpratiche in ambito sanitario pubblico e privato in Italia.
Di seguito riportiamo alcune analisi dei dati relativi alla sanità pubblica.
Il report mostra le analisi di un campione di circa 29.414 sinistri denunciati dal 2004 al 2018. Coinvolge 66 strutture, 1.439.822 ricoveri, 27.876 medici, e 69.187 infermieri.
Gli errori nelle attività diagnostiche e terapeutiche, soprattutto se connessi a procedure invasive, risultano essere i sinistri con velocità di denuncia più elevata. Anche gli errori chirurgici sono denunciati rapidamente, mentre le infezioni risultano contestate con i tempi più estesi.
Per quanto riguarda la diffusione, la maggior parte delle denunce è collegata ai reparti di Ortopedia e Traumatologia, seguiti da Chirurgia Generale e Pronto Soccorso.

I costi dei risarcimenti

Il costo medio per sinistro, è stato di circa 96.800 euro, in crescita rispetto all’anno precedente. Il costo totale ha superato 1,3 miliardi, con esclusione dei danni inferiori a 500 euro.
Il reparto di Ostetricia e Ginecologia, pur essendo al quarto posto per numero di sinistri, è al primo per danni liquidati, con il 26% del totale.
Vi sono infine i top claims, cioè i sinistri che presentano un costo uguale o superiore ai 500 mila euro. La loro frequenza sul totale di sinistri è solo del 4,6% ma l’impatto economico supera il 42% del costo totale degli errori di malpractice.

Errori nelle prestazioni sanitarie. Cosa deve fare il paziente per ottenere un risarcimento?

Un paziente che si ritiene vittima di un errore medico è tenuto all’espletamento di un accertamento tecnico preventivo. Deve affidare a un CTU, nominato dal tribunale competente, il compito di verificare in via preliminare tramite perizia l’eventuale responsabilità del medico.
È possibile, in alternativa, adoperarsi per una mediazione e raggiungere un accordo per la definizione extragiudiziale della controversia. Entrambi i procedimenti devono essere espletati con l’assistenza di un legale. Conclusa una di queste procedure, il paziente potrà rivolgersi al giudice. Il 73,3% delle malpractice contestate si risolve con procedimenti extragiudiziali, il 16,8% con procedimenti civili, solo il 5,3% con procedimento penale, il 4,6 % con mediazione/conciliazione.

Il paziente ha l’onere della prova.

Deve riuscire a dimostrare che si siano state colpe o negligenze da parte di un medico o della struttura sanitaria cui si è rivolto.
I legali a loro volta dovranno dimostrare una chiara connessione tra tali negligenze e i danni riportati dal paziente.

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