Ecco quando l’INPS riduce la pensione di reversibilità di oltre 400 euro ogni mese

pensione di reversibilità

La pensione di reversibilità rappresenta un’importante formula di tutela economica per vedove, figli o altri familiari del defunto. Tale trattamento si assegna in percentuali differenti in base al parente che la Legge individua come beneficiario. A determinare l’ammontare dell’importo mensile, tuttavia, non è solo il grado di parentela o la composizione del nucleo familiare, ma anche alcuni fattori legati al reddito. Di seguito proponiamo alcuni esempi pratici di calcolo per meglio capire come funziona l’attribuzione del diritto. Ecco quando l’INPS riduce la pensione di reversibilità di oltre 400 euro ogni mese.

Come si stabilisce l’ammontare dell’assegno di reversibilità INPS

La pensione di reversibilità ai superstiti o la pensione indiretta seguono quanto disciplina l’articolo 1, comma 41, della Legge 8 agosto 1995, n. 335.

In un precedente approfondimento abbiamo illustrato a quanto ammonta l’assegno mensile in base al beneficiario e in quale percentuale spetta. Nel caso in cui il beneficiario del diritto si veda riconoscere un importo piuttosto basso, può richiedere un ulteriore sussidio all’INPS. I tecnici della Redazione hanno illustrato i dettagli nell’articolo “Oltre alla reversibilità le vedove hanno diritto anche a questi assegni INPS presentando domanda”.

Il trattamento ai superstiti subisce dei ricalcoli che tengono conto anche dei redditi che il potenziale beneficiario percepisce. È possibile individuare almeno 3 fasce di reddito che possono determinare tagli dal 25% al 50% dell’assegno mensile. Proprio in base a questi presupposti, è possibile effettuare degli esempi di calcolo per comprendere meglio come funziona.

Ecco quando l’INPS riduce la pensione di reversibilità di oltre 400 euro ogni mese

Prendiamo in esame il caso in cui la pensione del dante causa corrisponda ad un importo lordo mensile pari a 2.000 euro. Ipotizziamo che il beneficiario individuato dalla Legge sia la moglie, vedova senza figli. In questo caso il coniuge superstite ha solitamente diritto al 60% della pensione. Stando al dato iniziale, questa vedova dovrebbe dunque percepire 1.200 euro lordi mensili. Tale assegno si mantiene invariato a patto che la vedova non percepisca redditi superiori a 20.107,62 euro annui nel 2021. Differentemente, scattano tagli che vanno dal 25% al 50%.

Immaginiamo che la vedova in questione percepisca redditi pari a 30.000 euro lordi annui. Che succede? In questo caso, ella non avrà più diritto ai 1.200 euro iniziali, ma il suo assegno subirà una decurtazione pari al 40%. Come prevede la regola, redditi compresi tra 26.810,16 e 33.512,70 euro annui prevedono un taglio del 40 per cento nel 2021.

Pertanto, all’iniziale importo mensile si dovrebbero sottrarre circa 480 euro lordi e l’ammontare dell’assegno al superstite corrisponderebbe a 720 euro mensili. Questo esempio è solo uno dei possibili tagli in base al reddito che si applicherebbero ad una situazione analoga a quella descritta.

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