È possibile alzare l’importo dell’assegno di pensione troppo basso senza integrazione al trattamento minimo facendo in questo modo

pensione

Può capitare che dopo la liquidazione della pensione ci si renda conto che l’importo dell’assegno è troppo basso.  Questo perchè la pensione difficilmente rispecchia l’ultimo stipendio e, quindi, si dovrà fare conto sicuramente su un reddito mensile minore. Accade, per esempio a chi accede con soli 20 anni di contributi. O anche alle lavoratrici che optano per l’Opzione donna che prevede una penalizzazione sul calcolo dell’assegno. Se, poi, non c’è diritto all’integrazione al trattamento minimo l’importo mensile potrebbe essere davvero troppo misero. Ma quello che non tutti sanno è che è possibile alzare l’importo dell’assegno anche dopo la decorrenza del trattamento. Vediamo come fare e a che importi si può aspirare.

Una soluzione

Se dopo l’accesso alla pensione l’importo dell’assegno non garantisce di mantenere uno stile di vita dignitoso, non tutto è perduto. La maggior parte delle misure previdenziali, infatti, non vieta il lavoro dopo la quiescenza. Fanno eccezione, ad esempio, la Quota 100, la Quota 102, la Quota 41 che vietano il cumulo dei redditi da lavoro con quelli da pensione.

È possibile, quindi, riprendere a lavorare dopo la pensione e questo porta, sicuramente, ad un incremento dell’assegno previdenziale mensile. Ma ci sono tempi da attendere per poter utilizzare i nuovi contributi versati.

È possibile alzare l’importo dell’assegno di pensione troppo basso senza integrazione al trattamento minimo facendo in questo modo

Se si lavora dopo il pensionamento i contributi vanno versati lo stesso. Ma che fine fanno i contributi INPS se si è già in pensione? Possono dare luogo ad un supplemento di pensione. Si tratta di una prestazione liquidata sulla base dei contributi accreditati dopo il pensionamento.

Questo supplemento, in ogni caso è calcolato con il sistema contributivo (visto che i contributi sono tutti versati dopo il 1996). Proprio per questo si può sapere in anticipo anche che cifra incrementerà la pensione che già si percepisce. Supponiamo, ad esempio, che il pensionato torni a lavorare a tempo pieno percependo stipendio lordo mensile di 1.700 euro al mese.

Considerando che il supplemento può essere richiesto solo dopo 2 o 5 anni , supponiamo che si prosegua nell’attività lavorativa per 24 mesi. Da tenere conto anche delle due annualità di tredicesima. Il montante contributivo maturato dopo il pensionamento è di 14.586 euro. Che daranno luogo ad un supplemento di pensione pari a circa 63 euro mensili.

Ovviamente lavorando qualche anno in più o con retribuzioni lorde più alte l’importo spettante sarebbe più alto. Allo stesso modo lavorando con retribuzioni più basse o per meno tempo si avrà diritto a un supplemento minore.

Approfondimento

Ecco a che pensione si avrà diritto a 67 anni di età con soli 20 anni di contributi versati

Consigliati per te