Dopo quanto tempo rischio il licenziamento per malattia prolungata?

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L’indennità di malattia è un diritto dei lavoratori dipendenti riconosciuto dall’INPS in caso di evento che impedisca temporaneamente le prestazioni lavorative. L’Ente previdenziale normalmente rimborsa quanto anticipato in busta paga dal datore di lavoro. L’indennità di malattia tutela quindi sia i lavoratori che le imprese. Periodi di malattia prolungati possono però danneggiare le imprese poiché le privano di forza lavoro.

Per questo motivo, i contratti collettivi di lavoro prevedono un numero massimo di giorni di malattia per i lavoratori. Qualora il dipendente superasse questo limite, il datore di lavoro potrebbe procedere con il licenziamento. In questo articolo capiremo se esistono dei limiti al diritto al licenziamento e cosa può fare il dipendente a questo proposito. Risponderemo soprattutto alla domanda: dopo quanto tempo rischio il licenziamento per malattia prolungata? Ricordiamo che in caso di malattia prolungata dovuta ad una sopraggiunta inabilità o invalidità, il lavoratore potrà chiedere le relative tutele. Oltre al bonus medicinali.

Il periodo di comporto

Per capire dopo quanto tempo rischio il licenziamento per malattia prolungata bisogna definire il proprio periodo di comporto. Il periodo di comporto è un lasso di tempo durante il quale il dipendente assente per malattia non può essere licenziato. La durata di questo arco temporale varia a seconda del CCNL di riferimento. In linea generale, il periodo di comporto è pari a sei mesi per i dipendenti con anzianità lavorativa inferiore a cinque anni.

Sale a dodici mesi per chi supera i cinque anni di lavoro presso la stessa azienda. Il periodo di comporto è valido solo se il dipendente si rende reperibile durante il periodo di assenza per malattia. In caso di assenza durante le visite fiscali, il dipendente rischia sanzioni disciplinari che possono arrivare al licenziamento per giusta causa. Una volta superato il periodo di comporto il licenziamento non è automatico, bensì a discrezione del datore di lavoro.

Dopo quanto tempo rischio il licenziamento per malattia prolungata?

Abbiamo visto che quando scade il periodo di comporto il datore di lavoro può licenziare il dipendente. L’azienda in questi casi non è tenuta a fornire alcuna motivazione. Il datore di lavoro può procedere al licenziamento in qualsiasi momento una volta superato il periodo di comporto. Potrebbe procedere immediatamente oppure potrebbe attendere il rientro del lavoratore per valutarne l’idoneità al lavoro. In un caso, però, la malattia del dipendete può protrarsi anche oltre il periodo di comporto previsto senza il rischio di licenziamento.

Se il dipendente è assente per infortunio sul lavoro causato dalla negligenza del datore di lavoro questi non potrà licenziarlo. Indipendentemente dalla durata della malattia. Ricordiamo che il dipendente è tenuto ad osservare i propri obblighi verso l’azienda anche durante i periodi di malattia. Violazioni dell’obbligo di non concorrenza, diffamazione dell’azienda a mezzo social network o false attestazioni mediche sono motivi di licenziamento. Anche durante il periodo di comporto.

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