Covid, cosa rischiano azienda e imprenditore se il contagio avviene sul luogo di lavoro?

Inail

La spinosa faccenda riguarda milioni di attività produttive, piccole, medie e grandi. Gli imprenditori ora in Fase-2 temono di essere citati in giudizio in caso di contagio del proprio personale. Il tasso di contagio (l’R0) è infatti scemato, ma non è affatto scomparso. Anzi, ad ogni livello della vita sociale si vanno raccomandando sempre precauzioni ad alti standard. Con il rischio Covid, cosa rischiano azienda e imprenditore se il contagio avviene sul luogo di lavoro e ne è coinvolto un dipendente? È possibile che quest’ultimo dimostri il nesso di causa-effetto e quindi chiami in causa la responsabilità del suo imprenditore? Anche di chi ha adottate tutte le misure di sicurezza previste per legge?

Cosa rischia il datore di lavoro?

Le prime linee guida sul contrasto al contagio del virus in azienda o in ufficio risalgono al decreto Cura Italia. Il cui art. 42 equipara il contagio da Covid-19 all’infortunio. Quindi se un dipendente contrae il virus mentre è al lavoro può ricevere la copertura assicurativa Inail. A tal fine infatti la circolare Inail 13/2020 include l’infezione tra i casi di malattie infettive e parassitarie contratte nei luoghi di lavoro.

Ancora, il dipendete contagiato potrebbe allo stesso tempo denunciare e chiedere il risarcimento dei danni al suo datore di lavoro. Sul piano personale il rischio è quello di “responsabilità penale” (art. 590 c.p.) per i reati di lesioni. Nei casi estremi (decesso) si passerebbe a quello di “omicidio colposo” (art.589 c.p.), anche quando la responsabilità non sia oggettiva. Cioè le responsabilità continuerebbero a permanere anche quando ha sanificato e “protetto” il personale secondo quando dice la legge.

Covid, cosa rischiano azienda e imprenditore se il contagio avviene sul luogo di lavoro

Una simile scelta ovviamente ha fatto sorgere più di qualche perplessità tra datori di lavoro e gli esperti di settore. Gli imprenditori sono anche loro prime vittime del Covid-19, oltre ai costi “non produttivi” che stanno sopportando per la sicurezza degli ambienti. Adesso temono anche il rischio di incorrere in salati risarcimenti nel caso di contagi. Ecco perché da più parti sociali s’invita il legislatore a un intervento sulla materia, e introduca una “norma correttiva”. Prevedendo, a beneficio del datore di lavoro, una sorta di scudo penale che lo tuteli. A quest’ultimo riguardo, l’Inail considera l’idea un valido punto di partenza su cui riflettere. Mentre il Governo dal canto suo sembra più orientato a considerarla solo in via residuale.

L’”analogia” con la richiesta fatta dalle banche

La faccenda, sia pure nata da fattispecie differenti, ricalca la stessa preoccupazione delle banche. Le quali è risaputo hanno a lungo chiesto al legislatore una simile protezione che le tutelasse da eventuali citazioni in giudizio. In quali circostanze? In quelle in cui una possibile ritardata concessione di un prestito avesse determinato una cessazione di attività. Con il possibile rischio di finire in tribunale perché quell’imprenditore lega il “ritardo” del credito alla conseguenza del fallimento.

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