Cosa succede alla casa familiare se il coniuge proprietario muore

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Al momento della separazione o divorzio si pongono diverse questioni legali, molte delle quali non trattate dal Codice Civile. Quelle che più fanno discutere e creano veri e propri conflitti tra ex partner riguardano, soprattutto, l’affidamento dei figli e le questioni patrimoniali.

Quanto all’affidamento dei figli, è noto che il giudice può decidere, a seconda dei casi, per l’affidamento condiviso, scelta preferibile, oppure per quello esclusivo. Questa seconda soluzione porta spesso a diverse questioni. Ad esempio, l’esigenza di garantire il rispetto del rapporto familiare che lega il genitore non affidatario ai figli.

Non solo, separazione e divorzio portano con loro anche molte questioni economiche. Si pensi alla divisione necessaria della comunione legale in quote oppure alla determinazione dell’assegno di mantenimento e divorzile.

La giurisprudenza, ogni giorno, esamina questioni legate alla spettanza e alla quantificazione di questo tipo di assegni. Ad esempio, molte volte sorgono questioni sulla quantificazione dell’assegno di mantenimento, perchè il coniuge economicamente debole è perfettamente in grado di lavorare.

L’assegnazione della casa familiare

Un’altra questione molto delicata riguarda l’attribuzione della casa familiare a uno dei coniugi al momento del divorzio. La Cassazione ha spiegato cosa succede alla casa familiare in caso di fine del matrimonio e i criteri per l’assegnazione. Infatti, la casa familiare non viene attribuita automaticamente all’eventuale ex coniuge proprietario, ma il giudice deve fare altre valutazioni.

La Cassazione ha spiegato che se ci sono dei figli il criterio più importante per vedere riconosciuto il diritto di vivere nella casa familiare è quello dell’interesse dei figli. Caso classico si presenta quando uno dei coniugi ottenga l’affidamento esclusivo della prole. In questo caso, se anche il coniuge non affidatario fosse proprietario della casa, ad ogni modo, il giudice dovrebbe, nell’interesse dei figli, assegnarla al partner con l’affidamento dei minori.

Cosa succede in questo caso particolare

La Corte di Cassazione, con la recente ordinanza numero 772, ha spiegato che cosa succeda alla casa familiare in caso di morte del coniuge proprietario ma non assegnatario. I giudici hanno chiarito che anche la morte dell’ex coniuge proprietario, non fa venire meno il diritto dell’altro ad abitare la casa familiare. Infatti, proprio perchè l’attribuzione della casa guarda all’interesse preminente della prole, il diritto di abitazione si estingue solo quando questo interesse venga meno.

Il diritto di abitazione, cioè, termina quando non esistono più i presupposti sulla base dei quali il giudice ha assegnato la casa. Ad esempio, la morte del coniuge assegnatario della casa, oppure le nuove nozze o una nuova convivenza di questo. Oppure ancora, la raggiunta indipendenza economica della prole.

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Ecco come l’assegnazione della casa familiare condiziona l’assegno di mantenimento per figli e coniuge

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