Conviene andare in pensione o continuare a lavorare fino a 70 anni?

pensione

Ovviamente solo chi gode di buona salute si chiede se conviene andare in pensione o continuare a lavorare fino a 70 anni. Ciò perché trattenersi ancora qualche altro anno in servizio implica che il lavoratore non abbia problemi di salute e disponga anche di molte energie. Alcuni contribuenti mirano a prolungare la carriera lavorativa con l’obiettivo di aumentare l’importo degli assegni pensionistici. Con qualche anno in più di lavoro si spera di veder crescere l’ammontare dei ratei previdenziali. Non a caso alcuni lavoratori valutano la possibilità di accrescere il montante contributivo facendosi carico del pagamento della contribuzione volontaria.

Per poter effettuare una scelta serena e vantaggiosa si dovrebbe anzitutto sapere  “Quanto aumenta la pensione per ogni anno di contributi?”. In base a tali informazioni e ad altre variabili si potrà pertanto valutare se conviene andare in pensione o continuare a lavorare fino a 70 anni. Tuttavia è doveroso sottolineare che non sempre si ha facoltà di rimanere al lavoro oltre l’età pensionabile e che molto dipende dalla volontà del datore di lavoro. In altri termini il lavoratore non può pretendere di trattenersi in servizio oltre i limiti temporali. Allo stesso modo non ha possibilità di scegliere se prolungare la permanenza al lavoro o inoltrare richiesta di pensionamento.

Conviene andare in pensione o continuare a lavorare fino a 70 anni?

Nella sentenza 17589/2015 della Corte di Cassazione si legge che per prolungare il rapporto professionale deve subentrare una specifica condizione. Risulta difatti necessario che tanto il lavoratore quanto il datore di lavoro raggiungano un accordo in merito che si riveli vantaggioso per entrambi. Se pertanto si dovesse giungere ad un’intesa resta da determinare se conviene andare in pensione o continuare a lavorare fino a 70 anni.

Alcuni lavoratori non si pongono tale dubbio se hanno l’opportunità di lavorare oltre i 67 anni. E ciò deriva dalla presenza nella carriera professionale di buchi contributivi o di una modesta anzianità assicurativa. Chi invece ha un montante di contribuzione già soddisfacente dovrebbe considerare qual è l’attuale speranza di vita. Si consideri infatti che per le donne l’età media si attesta attorno agli 84 anni, mentre quella degli uomini sui 78,8 anni.

Occorre pertanto valutare se il versamento di ulteriori contributi potrà recare vantaggio in termini di recupero delle somme di denaro. In sostanza, chi più versa avrà modo e tempo di fruire dei benefici economici di una storia contributiva più lunga? Avrà quindi possibilità di godere ai fini degli assegni pensionistici dei soldi in più che versa all’INPS negli ulteriori anni di impiego?

Consigliati per te