Con la forza del riscatto, la show girl Sylvie Lubamba si racconta

Sylvie Lubamba

Cinquant’anni e non sentirli, Sylvie Lubamba show girl, attrice e conduttrice italiana racconta la sua vita professionale e parte della sua sfera più intima. Dagli anni in carcere per il reato di indebito utilizzo di carte di credito, all’incontro con Papa Francesco, al suo desiderio di maternità. Forte il suo ricordo degli anni in cui ha lavorato in tv accanto a Piero Chiambretti. Sylvie attualmente lavora in radio e partecipa come opinionista a vari salotti televisivi. Di recente ha interpretato il ruolo d’insegnante nel film «Bullying – giovani ragazzi» di Nicola Palmese e ha scritto il libro «Lubamba – la mia libertà oltre lo sbaglio e le sbarre».

Film

Anche se non Le piace questa domanda perché gliela fanno tutti, gliela pongo. É mai andata in Congo?

«Sono nata e cresciuta in Italia mentre i miei genitori, entrambi, sono congolesi. Sono andata in Congo all’età di 5 anni per conoscere i nonni che volevano incontrare i nipoti. Ero piccola quindi ho ricordi frammentari, non ho aneddoti e immagini precise nella mia memoria. Mi duole dirlo ma purtroppo non posso dire molto sul mio Pese di origine».

Lei ha scritto un libro sulla sua esperienza di vita che comprende anche tre anni di detenzione nel carcere di Rebibbia? Ci dice qualcosa?

Libro

«Si questo libro è nato nel periodo in cui ero in carcere e le mie compagne dopo una serie di aneddoti mi hanno suggerito di scrivere e raccogliere tutte le mie esperienza di donna nera nata in Italia».

Di quegli anni ricorda qualche aneddoto in particolare?

«Non dimenticherò mai l’incontro intimo con Papa Francesco che mi ha lavato i piedi il 2 aprile 2015 nel carcere femminile di Rebibbia. Per la prima volta un Papa visitava una struttura penitenziaria femminile e io sono stata scelta tra 250 detenute. Un evento incredibile e ancora oggi stento a crederci. Dopo la lavanda dei piedi mi sono avvicinata per salutarlo. Mi ha lavato e baciato il piede destro e per molto tempo non l’ho lavato perché volevo lasciare intatta la sua impronta».

Con la forza del riscatto, l’attrice apre le porte della sua interiorità. Al di là del momento liturgico, perché quest’incontro è stato importante per Lei?

«Ho capito che per me i giochi non erano finiti e che avevo il diritto di ricominciare, di ripartire. Mi sono sentita realmente assolta ed è stato un messaggio che ho percepito in modo molto forte. Ho capito che una volta uscita potevo continuare ad insistere e lavorare nel mondo dei media. Così ho iniziato a scrivere il libro che è uscito a fine 2021 e ad ottobre l’ho presentato al Salone internazionale del libro di Torino e poi a Milano. Ancora lo presenterò al Mercato centrale di Firenze e Roma». E così con la forza del riscatto, Sylvie inizia a realizzare qualcosa di veramente suo. Un modo per ricominciare nel mondo del lavoro.

Lei è credente?

«In carcere ho seguito lo studio biblico e gli insegnamenti dei Testimoni di Geova. Poi una volta fuori mi sono un po’ allontanata. Diciamo che aspetto un segno o comunque ci sono delle situazioni, come ad esempio i fatti di cronaca nera che toccano i bambini, che mi fanno chiedere dove sia Dio in quel momento».

Si dice in Italia le condizioni delle carceri non siano idilliache…c’è tra gli altri il problema del sovraffollamento. Ritiene sia un luogo in cui si può cambiare ed essere rieducati?

«No, assolutamente no. Devo dire però che ti mette in contatto con persone diverse che non ti sceglieresti mai e questo ti cambia. Devi adattarti e sposare stili di vita completamente diversi. Mi è rimasta questa capacità di adattamento alle diverse circostanze e ho un parametro di valutazione delle persone diverso dal passato. Questo certamente è venuto fuori dai miei anni a Rebibbia e poi il carattere s’indurisce».

Cioè? Si fortifica o si incattivisce? Con la forza del riscatto

«Nel mio caso non mi sento cattiva però può succedere anche questo. Riesco a perdonare gli altri, difficilmente provo rancore. Sulla questione del fortificarsi, direi di no perché sono stata in prigione in età matura e quindi la mia personalità era già abbastanza strutturata»

Oggi ha 50 anni, cosa sogna di fare da grande e come vive con la forza del riscatto?

«Ho sempre il pallino fisso da vent’anni di diventare mamma. È il mio sogno più grande però non sono fidanzata anche se la medicina avanzata verrebbe in aiuto, sarebbe una scelta egoista. Penso un bambino o bambino abbia bisogno di una madre e di un padre».

E a livello professionale?

«Mi piacerebbe tornare in tv in modo costante come ai tempi in cui lavoravo con Piero Chiambretti. Attualmente lavoro in radio da quasi tre anni e adoro il mezzo radiofonico. Di tanto in tanto mi chiamano in tv come opinionista su temi sociali». La sua vita ordinaria con la forza del riscatto assume mille colori e dimostra che gli errori si pagano e si superano perché una seconda possibilità c’è sempre.

Il mondo dello spettacolo per molti è càduco, soprattutto quando è in ballo l’aspetto fisico, capita per le modelle, i calciatori… Lei ha mai avuto questa consapevolezza?

«Certo, lo so. In tv oggi ci sei e domani puoi non esserci e tutto può finire in un baleno. Con il mio corpo ho un rapporto sereno perché con l’età penso essere migliorata. Ho una forma fisica migliore. Pare un paradosso, ma è così. Mi sento più bella di vent’anni fa».

E se il suo telefono non dovesse squillare più?

«Lo metto in conto. Può succedere e allora mi rimboccherò le maniche e farò altro rimanendo nel mondo della Comunicazione».

Lettura consigliata

L’America non perdona, Hollywood mette in castigo il Principe di Bel – Air escluso per 10 anni dagli Oscar

Consigliati per te