Come andare in pensione a 63 anni con la Legge 104

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Gli esperti di Proiezionidiborsa vi diranno come andare in pensione a 63 anni con la Legge 104. Lo Stato italiano infatti assicura agevolazioni fiscali, assistenza e trattamenti previdenziali vantaggiosi per chi si prende cura di soggetti con gravi disabilità. Per alcuni lavoratori approdare alla pensione con qualche anno di anticipo risulta una scelta inevitabile. Ciò perché spesso si ritrova a prestare aiuto e assistenza ad un familiare non più autosufficiente che quindi necessita di una presenza costante.

Nell’articolo “I contributi figurativi della Legge 104 riducono l’importo della pensione?” il lettore troverà risposta ai suoi interrogativi. Le agevolazioni cui si ha diritto con la Legge 104 includono anche l’accesso all’opportunità del prepensionamento. Tuttavia si teme che abbandonare in anticipo l’attività lavorativa possa implicare delle penalizzazioni di natura propriamente economica. Vediamo dunque come andare in pensione a 63 anni con la Legge 104 e, soprattutto, se ciò comporti una riduzione dell’assegno pensionistico.

Come andare in pensione a 63 anni con la Legge 104

Per accedere al trattamento previdenziale a 63 anni e quindi con un anticipo di 4 anni, il lavoratore può ricorrere alla misura dell’APE sociale.  Stando all’articolo 1, comma 473, della Legge n. 160/2020 ha diritto al prepensionamento chi assicura cura e assistenza a soggetti invalidi. Nel messaggio n. 163/2020 dell’INPS si possono attingere ulteriori dettagli relativi ai requisiti necessari per l’accesso all’APE sociale. Nello specifico, al lavoratore si richiede il requisito anagrafico di 63 anni e il possesso di un montante contributivo di almeno 30 anni. Si tenga conto che la maturazione dei 30 anni di contributi deve avvenire entro il 31 dicembre 2019.

Chi presta cura e assistenza a soggetti affetti da patologie invalidanti accede all’APE sociale inoltrando richiesta all’INPS. Il contribuente matura il diritto al pensionamento anticipato se assiste il coniuge o un familiare di primo grado con cui convive. Ha diritto al trattamento previdenziale in anticipo anche chi si prende cura di un parente di secondo grado. Ciò però solo nel caso in cui il coniuge o il genitore dell’invalido abbia 70 anni e non sia in grado di erogare cure.

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