Andare in pensione a 62 anni nel 2023 con la flessibilità da Quota 82 a Quota 87 con condizioni e tagli

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Ormai parlare di una pensione a partire dai 62 anni di età fa parte del passato. Infatti questa è l’età con cui i lavoratori sono potuti uscire in pensione con la Quota 100. Ancora oggi c’è chi può sfruttare questa misura, ma solo se ha maturato il diritto entro il 31 dicembre del 2021. La pensione a 62 anni però è uno dei capisaldi da cui parte qualsiasi ipotesi di riforma delle pensioni. Naturalmente non è la base di partenza del Governo. Sono soprattutto i sindacati che spingono in questa direzione. Ed hanno avuto delle aperture da parte della politica, anche se a essere onesti, si tratta di una misura tutt’altro che facile da produrre.

Andare in pensione a 62 anni nel 2023 con la flessibilità da Quota 82 a Quota 87 con condizioni e tagli

Non è una novità che i sindacati propendono per una riforma delle pensioni che parta dai 62 anni di età. Secondo i rappresentanti dei lavoratori infatti dovrebbe essere inserita nel sistema una misura che consente di uscire dal lavoro a partire da quell’età, e soprattutto con solo 20 anni di contributi versati. Una misura questa che già strutturalmente andrebbe a incidere sull’importo della pensione dei pensionati. Infatti a 62 anni chi decide di lasciare il lavoro con vent’anni di contributi lo fa perdendo parte dell’assegno. Questo per via dei cinque anni in meno di contributi versati rispetto a un’uscita 67 anni. Ma il principio della flessibilità a questo. Infatti una misura flessibile è quella che lascia all’interessato la libera scelta di uscire dal lavoro calcolando bene i propri rischi e benefici.

Cosa potrebbe nascere per il 2023

Consentire a tutti di uscire dal lavoro a 62 anni, con la stessa carriera che oggi serve per la pensione di vecchiaia ordinaria, è una misura osteggiata dai legislatori che devono guardare anche alla spesa pubblica. La porta della misura però resta aperta. Come per ogni misura su cui si lavora per un eventuale riforma delle pensioni, anche per Quota 41, si parla tanto di penalizzazioni. Infatti per ridurre l’appeal di un’uscita anticipata con la combinazione 62 + 20, potrebbe essere inserita una sorta di penalità. C’è chi vorrebbe un taglio lineare sulla pensione nell’ordine del 2% circa per ogni anno di anticipo rispetto ai 67 anni. E poi c’è chi vorrebbe un ricalcolo completamente contributivo della prestazione che significherebbe un taglio leggermente più alto del 2% annuo prima citato. In pratica una misura che consente di uscire già con quella che a tutti gli effetti è una quota 82, dovrebbe ridurre in maniera considerevole l’assegno. Soluzione che indurrebbe i lavoratori a restare in servizio. Resta il fatto che questa misura potrebbe consentire a un lavoratore la libera opzione sull’uscita, da Quota 82 a Quota 87. Quest’ultima sarebbe la stessa pensione di vecchiaia ordinaria di oggi, che si c’entra con 67 anni di età e 20 anni di contributi versati. Andare in pensione a 62 anni nel 2023 quindi potrebbe essere più facile grazie a questa misura, andrebbero limati però tutti i dettagli prima citati, riducendo la distanza che oggi sembra siderale tra la proposta dei sindacati e le necessità del Governo.

Approfondimento

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