Anche il 30% in meno sulla pensione INPS per molti lavoratori, ecco perché

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Sistema retributivo, sistema misto, sistema contributivo. Sono tutti i meccanismi di calcolo delle pensioni oggi ancora vigenti anche se tutto viaggia verso l’utilizzo esclusivo del sistema contributivo. Perfino le misure delle ipotetiche riforme delle pensioni di cui si parla in vista della Legge di Bilancio 2023, prevedono l’utilizzo del calcolo contributivo.

Introdotto con la riforma Dini del 1996, il sistema contributivo fu potenziato con la riforma Fornero, che lo individuò come soluzione ai problemi di cassa dell’INPS. Partendo dal fatto che il sistema contributivo, secondo i legislatori e più equo nel liquidare le pensioni, è evidente che si tratta di un meccanismo che consente all’INPS un netto risparmio sulle pensioni pagate. E se l’INPS risparmia sulle pensioni pagate chi ci rimette sono i lavoratori.

Dal retributivo al contributivo, ecco cosa cambia sulle pensioni

Prima dell’ingresso della riforma Dini nel sistema le pensioni erano calcolate tutte in base alla retribuzione del lavoratore soprattutto durante gli ultimi anni di carriera. Un sistema che esponeva l’INPS a un esborso maggiore, il più delle volte, del montante contributivo che i lavoratori stessi versavano.

Un fenomeno era quello della progressione di carriera sul finire della stessa. In pratica, un lavoratore negli ultimi anni di carriera riusciva a ottenere un aumento di livello, sia retributivo che di inquadramento, a tal punto da garantirgli uno stipendio maggiore negli ultimi anni di carriera che si trasmutava in una pensione più alta.

Non era raro trovare lavoratori che prendevano di pensione più o meno la stessa cifra media dello stipendio che avevano ricevuto durante la loro carriera. Con il sistema contributivo questo escamotage non è più possibile. Ciò che si versa come contribuzione, infatti, è quello che alla fine diventa vera e propria pensione.

Il contributivo è penalizzante

Tutti i versamenti che ogni mese di lavoro si versano finiscono nel montante contributivo. Questo, poi, si trasforma in pensione nel momento in cui i lavoratori raggiungono i requisiti utili per l’uscita. È evidente che con il sistema contributivo la pensione liquidata sia giustamente commisurata ai contributi versati. E a conti fatti anche il 30% in meno sulla pensione INPS per molti lavoratori, questo l’effetto del passaggio al nuovo sistema.

Con la Legge Fornero furono introdotti dei paletti all’utilizzo del sistema contributivo dal momento che ancora oggi ci sono lavoratori che hanno il diritto al calcolo misto della prestazione, cioè retributivo e contributivo insieme.

Una cosa da sottolineare è che le retribuzioni restano comunque utili, soprattutto se è più alte rispetto alla media dello stipendio durante la carriera. Dal momento che i contributi versati dal lavoratore sono commisurati allo stipendio, anche oggi col sistema contributivo miglioramenti nell’assegno previdenziale si registrano nel momento in cui un lavoratore riesce a percepire uno stipendio maggiore negli ultimi anni di carriera.

Anche il 30% in meno sulla pensione INPS per molti lavoratori, ecco perché

Oggi i lavoratori che hanno già versato 18 anni di contributi alla data del primo gennaio 1996 hanno diritto al calcolo retributivo della prestazione fino al 2012. Gli anni successivi, invece, si calcolano con il sistema contributivo. Chi invece non ha una carriera così lunga fino al primo gennaio 1996 ha diritto al calcolo retributivo solo per quei contributi versati proprio fino al 1996. Sono le regole del calcolo misto che espongono un lavoratore che ha una lunga carriera retributiva a un taglio di pensione che può arrivare anche al 30%.

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