Altro che dormire otto ore a notte, ecco perché in futuro tutti potrebbero avere difficoltà a riposare e sonno disturbato

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Non ci sono dubbi sul fatto che il sonno rappresenti una componente essenziale della vita di un essere umano. Tant’è che diverse ricerche si sono focalizzate su quanto bisognerebbe dormire ogni notte per avere il miglior riposo possibile. Oggi, però, si scopre che la quantità ideale di sonno potrebbe essere difficile da ottenere in futuro.

Cosa può cambiare in futuro per il sonno

Il problema non risiederebbe nelle caratteristiche di ciascun soggetto, ma in quello che sta succedendo a livello planetario. Il riscaldamento globale, nel tempo, rischia infatti di diventare causa di una maggiore difficoltà nel rapporto con il sonno.  Dunque, altro che dormire otto ore a notte come si indica spesso, dato che potrebbe diventare più difficile garantirsi i livelli minimi di riposo.

Lo si evince da una ricerca pubblicata dalla rivista scientifica One Earth. I presupposti essenziali da considerare sono due. Uno è che le temperature più calde ridurrebbero il sonno, aumentando il rischio che sia insufficiente. L’altro è il fatto che il cambiamento climatico potrebbe finire per erodere la fase di riposo notturna, con particolare riferimento ad alcune fette della popolazione mondiale.

Le temperature notturne in futuro dovrebbero continuare ad aumentare. In base ai dati raccolti dallo studio, quando la temperatura supera i 30 gradi si può arrivare a perdere mediamente 14,08 minuti di sonno. Ma ci sono anche altri numeri rilevanti.

Altro che dormire otto ore a notte, ecco perché in futuro tutti potrebbero avere difficoltà a riposare e sonno disturbato

Un dato interessante che si può estrapolare dallo studio è che, con temperatura superiori a 25 gradi, 4.600 persone su 100.000 dormirebbero meno di 7 ore.

La ricerca sottolinea come il reddito potrebbe avere un’influenza su questi dati. La temperatura infatti influisce in maniera più importante sul sonno dove i redditi sono bassi. Questo potrebbe dipendere da una minore possibilità di accedere a tecnologie di raffreddamento.

E, a ben pensarci, rischia comunque di innescarsi un circolo vizioso. Potrebbe essere necessario consumare più energia per raffreddare gli ambienti e si sa quali siano le criticità legate a questo fabbisogno. Così come i costi in base alle ultime evoluzioni.  Tutte circostanze che, una volta di più, spiegano come il cambiamento climatico rappresenti un tema rilevante da trattare.

La stima è che entro il 2099 l’andamento delle temperature potrebbe portare alcune persone a perdere tra le 50 e le 58 ore di sonno all’anno.  Si tratta di scadenze apparentemente lontane, ma che potrebbero segnare una tendenza graduale da considerare già per il prossimo futuro.

Anche perché, da tempo, il sonno è un argomento che desta grande attenzione in ambito medico. Oggi, la scienza mette comunque a disposizione conoscenze in grado di individuare rimedi naturali che possono essere efficaci contro l’insonnia. E potrebbero aiutare anche in proiezione futura.

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