Per combattere al meglio stanchezza e sonnolenza a 40, 50 e 60 anni tra i rimedi naturali questo potrebbe garantire un altro importante beneficio

sonno

Quando arriva la primavera la sensazione di stanchezza e sonnolenza cronica viene spesso associata alla stagionalità del problema. Rispetto a questa condizione è bene precisare due cose. La prima è che non è esattamente solo una diceria popolare la possibilità dal 21 marzo in avanti (o giù di lì) si possano avvertire sensazioni di chi non si ritiene al top.

Non a caso sulle pagine di Humanitas si parla di “mal di primavera”.  Lo si intende come un disturbo passeggero strettamente correlato a mutazioni climatiche repentine.

Uno scenario mutato che potrebbe associarsi a criticità di base (ad esempio stress, carenze nutrizionali o allergie) agevolando la possibilità che ci si possa sentire senza la giusta carica. Un problema non da poco soprattutto per chi, ad esempio, ha 40, 50, 60 anni ed è ancora in piena età lavorativa.

Una buona scelta sarebbe quelle di chiedere un consulto medico. Anche perché per combattere al meglio stanchezza e sonnolenza le potenziali strategie sono molteplici. E a volte variano in base alle cause.

Quando la situazione diventa cronica, infatti, può essere utile ascoltare il parere di un esperto. Parallelamente a questo si può provare a cambiare alcune abitudini.

Per combattere al meglio stanchezza e sonnolenza a 40, 50 e 60 anni tra i rimedi naturali questo potrebbe garantire un altro importante beneficio

Sentirsi stanchi già al mattino rischia di essere un problema che scaturisce dal motivo più elementare: si dorme poco.

Uno spunto aggiuntivo in tal senso arriva da una recentissima ricerca. È stata pubblicata su Nature Aging e sono tratte conclusioni basate su uno studio condotto da esperti inglesi e cinesi.

Questo approfondimento ha concluso che per una persona di mezza età sarebbe ottimale dormire sette ore. A questa abitudine si riconosce la possibile capacità frenare il declino cognitivo. E, di fatto, rappresenta un motivo aggiuntivo per indurre le persone che dormono meno di questo quantitativo di ore a migliorare su questo fronte.

La soluzione permetterebbe di avere non uno, ma dunque più benefici. Attenzione, però, che nell’analisi fatta su 500.000 adulti tra i 38 ed i 73 anni è stato rilevato che anche il sonno eccessivo poteva essere riconducibile ad un livello cognitivo ridotto nel tempo.

Quelli che, invece, dormivano 7 ore a notte erano quelli che riuscivano ad avere lo score migliore nei test per testare alcuni parametri come la rapidità di elaborazione, l’attenzione visiva, la memoria e nella risoluzione dei problemi.

Queste ricerche hanno il compito di offrire delle linee guida e si basano sui numeri delle rilevazioni, benché la casistica prevede anche che ogni soggetto possa avere peculiarità proprie anche in relazione alla capacità di farsi bastare meno ore di sonno.

Lettura approfondita

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