Adesso c’è anche quest’altro pericolo per chi ha i soldi sul conto in banca o alle Poste oltre il fallimento dell’Istituto di credito

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Mantenere i soldi sul conto non sempre è conveniente e oltre al rischio d’inflazione si potrebbero perdere ingenti somme per un click sbagliato!

In un momento di crisi economica come questa sono tanti i risparmiatori ad essere preoccupati per il futuro. Molti preferiscono investire i propri soldi in ambito immobiliare, magari acquistando e rivendendo case, altri invece credono sia più prudente tenerli fermi in banca. Questa seconda opzione nonostante sembri la più sicura, molto probabilmente è la meno conveniente con non pochi rischi. Il primo fra tutti è l’inflazione che oltre a far lievitare i prezzi dei beni, fa diminuire il potere d’acquisto dei nostri soldi. Inoltre chi ha più di 5.000 euro depositati si trova a pagare periodicamente l’imposta di bollo. Mentre chi ha più di 100.000 euro sul conto, in caso di fallimento dell’Istituto può essere chiamato a contribuire nella risoluzione della crisi della banca. In altre parole, una volta depositati i soldi sul conto questi diventano di proprietà della banca. Mentre a chi li ha versati rimane un diritto di credito nei confronti dell’Istituto. Ma oltre a questi rischi, adesso c’è anche quest’altro pericolo per coloro che hanno soldi depositati in banca, ovvero il fenomeno del phishing.

Ecco perché

Nonostante la tecnologia abbia semplificato la vita di tanti correntisti grazie ai servizi online, come l’home-banking, i rischi
sono dietro l’angolo.
Soprattutto a causa delle innumerevoli truffe che possono svuotare il conto corrente dei poveri malcapitati. Il phishing è un particolare tipo di truffa effettuata da malintenzionati per appropriarsi di dati riservati come numeri di carte di credito, credenziali e codici d’accesso. Solitamente si usa come esca email che sembrano inviate da mittenti ritenuti affidabili dal destinatario, come la propria banca. Queste invece sono false email contenenti link che portano ad un sito apparentemente uguale a quello della banca, invitando l’ignaro destinatario a fornire dati riservati. Il sito cui rimandano infatti sembra esattamente quello ufficiale della banca proprio per indurre i malcapitati a fornire tutti i propri dati e farsi prosciugare il conto. Allo stesso modo i malfattori possono utilizzare sms o chat. Nonostante le sempre più numerose campagne volte a debellare tali truffe, sono ancora tanti a caderci e a perdere i risparmi accumulati da una vita.

Adesso c’è anche quest’altro pericolo per tutti coloro che hanno un conto corrente alle Poste o in banca

Se fino a qualche tempo fa il correntista truffato poteva chiedere il risarcimento del danno alla propria banca, oggi le cose sembrano mutare. In particolare secondo alcune pronunce, sulla banca grava l’onere di provare di aver fattomi il possibile per evitare l’accesso fraudolento di dati a terzi. Ciò in quanto grava sulla banca il dovere di adempiere all’obbligo di custodia del patrimonio della propria clientela con la diligenza richiesta dall’art.1176, co.2 c.c. Tuttavia una recente ordinanza della Corte di Cassazione n.7214/2023 ha ritenuto la non responsabilità dell’Istituto di credito. In particolare quando la frode avviene mediante l’utilizzo di codici segreti in possesso soltanto dell’utente e sconosciuti al personale dell’Istituto. Inoltre anche l’informativa online fornita dalle banche, contribuisce alla non responsabilità delle banche. Questa infatti solitamente fornisce tutti gli avvisi e le informazioni necessarie per evitare frodi informatiche.

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