8 bullet points estivi tra fatti, narrazioni e aspettative per navigare nel mare dei mercati

jerome powell

L’analisi settimanale di Vittorio Grimaldi, il Vecchio Grim, che ci saluta prima delle vacanze di agosto con 8 bullet points estivi: dalle criptovalute al possibile licenziamento di Powell dalla FED, fino all’analisi geopolitica con Arduino Paniccia. Un vero vademecum su proiezioni e prospettive dei mercati per i mesi a venire

1. Crypto Week: fatto

Dalla dominanza Trumpiana a quella Bitcoin/Altcoin, scesa dal 65% al 61%. Continuerà? Tatticamente ho qualche dubbio, sul grafico di breve, anche se non escludo nulla con una dominanza al 61%, con le stablecoin al 33% dei 4 trilioni di dollari di market cap totale e le restanti Altcoin solo al 6%: potremmo essere solo all’inizio? Nessuno lo sa. Per qualche addetto ai lavori (non sono io) basterebbe l’avvento dell’oro digitale per riportare il valore del Bitcoin a zero e trasferire gli oltre 2 trilioni di market cap alle Altcoin, Ethereum in primis.

Nel rapporto storico Ethereum/Bitcoin, è già successo che il primo capitalizzasse più del secondo dopo un tonfo di prezzo del secondo.

Davvero non saprei; l’opinione prevalente al momento è piuttosto opposta, di un Bitcoin che nel 2030 raggiunga 1 milione e che riduca sensibilmente la distanza dalla market cap dell’oro. La dominanza Bitcoin/Altcoin seguirà il tipico pattern.

Per il Bitcoin e l’oro resto dell’opinione che il valore intrinseco sia nullo, se però mezzo mondo tra 10 anni continuerà a considerarli entrambi come “store of value”, ne prendo atto: la conclusione, sulla base di qualche allegato con interviste a veterani “crypto expert” che riporto, sembrerebbe scontata.

Ho notato che alcuni esponenti libertari/antisistema sono passati dall’abbigliamento “T-shirt”/pantaloni corti al vestito giacca e cravatta per baciare la pantofola al Tycoon, che ha definito “storico” il momento cerimoniale post-firma del “Crypto Act”, peraltro alquanto bipartisan.

Cosa non si fa per far quattrini, a suggello di questo unexpected matrimonio on-chain/off-chain, di cui Nazarov/Chainlink è l’emblema. Non vorrei che ciò sia però una tecnica da Gengis Khan che finge di ritirare le truppe per poi attaccare ancora più di prima: il CEO di MicroStrategy nell’intervista allegata mi sembra ancora in T-shirt da libertario antisistema convinto, adducendo alcune motivazioni (dividendi, buyback della finanza tradizionale tra gli altri) che fanno riflettere…

Su questo fronte, nei prossimi anni sono convinto che ne vedremo delle belle… dove “impossible is an opinion”.


2. Mercato Equity/Bonds, il 1° agosto sarà decisivo: aspettativa

Mi aspetto la via di mezzo del 15% rispetto al massimo 30% di incremento dazi all’Europa. Peraltro, già ampiamente prezzato dal mercato. Diversamente, oltre il 15% è una buona scusa per una correzione di mercato, equity in primis. Rischio asimmetrico bear, a mio avviso; l’ipotesi 10%, to me it’s out of the table.

Si rinvia all’allegata intervista a Soltzfus.


3. Licenziamento Powell: narrativa

Non penso affatto che avvenga, sarebbe controproducente ai fini di un ribasso tassi Fed: minerebbe l’idea di fondo dell’indipendenza Fed, market unfriendly. Capisco che l’obiettivo di Trump/Bessent sia quello di abbassare i tassi reali: tutto è rinviato a settembre. Con la Fed si schiera apertamente Yardeni che non ipotizza un ribasso tassi Fed neanche into year-end con “Trump dealing / consumers consuming, employers employing” del suo ultimo scritto. Per quanto concerne eventuali tensioni estive di liquidità, mi sembrano scongiurate (interessante allegato “activist treasury issuance”). L’ipotesi di dimissioni di Powell indicata da Jeremy (intervista allegata) non mi convince.


4. AI in grande spolvero: aspettativa

Mi aspetto risultati del Q2 better than, il momentum positivo per i tech AI dovrebbe continuare anche nel Q3, come sottolinea Dan nell’allegata intervista. Concordo sull’overweight Nvidia e sulla laggard Apple; altri titoli laggard che nel secondo semestre potrebbero iniziare un catch-up sono Salesforce, ServiceNow, tra gli altri. L’overweight tech che, ripetendomi per l’ennesima volta, prescinde del tutto dalla valuation; d’altra parte, l’altro Dan, dalle giacche colorate, quando definisce Palantir il Messi dell’AI, ignora del tutto che a 150 dollari (massimo di sempre) il titolo tratta a un P/E di oltre 300 volte.

Più intrigante l’intervista al terzo Dan (Niles), in allegato, che sostiene “so far so good“, ma nel quarto trimestre svanirà l’abbuffata degli ordini tech pre-dazi e, nonostante l’aiuto dello USD debole, nel periodo del Ringraziamento di fine anno – dove si fanno per molti tech oltre il 30% delle vendite annue – queste saranno deludenti: “cascherà l’asino” con materiale correzione di borsa dei relativi corsi. Non ne sono convinto se lo USD continuerà a deprezzarsi, con tassi in discesa. Ancora controverso mi sembra, almeno nel breve, l’andamento borsistico di Tesla, ormai perdente nel comparto EV car; cosa sarà Tesla tra auto autonoma/possibile integrazione con X AI, we will see longer term.


5. Q2 Results “Better Than”: aspettativa

In media mi aspetto un EPS del Q2 in crescita dell’8% anno su anno, “better than“, ampiamente prezzato dal mercato, con S&P 500 sui massimi a circa 6300. È probabile che anche le linee guida del Q3 possano mantenersi buoyant; molto dipenderà dalla dinamica dei dazi. Si riporta l’intervista a Sharmin (Goldman) che condivido.


6. Inflazione/GDP Growth/USD: aspettativa

Se non parte l’embolo pro-dazi al Tycoon il primo agosto e si arriverà a una mediazione intorno al 15%, l’incremento dell’inflazione one-off da dazi lo limiterei a 50 basis point con un lieve deterioramento della crescita del PIL. Concordo con Lee (allegata intervista) che la Fed sia fin d’ora un po’ troppo restrittiva con alti tassi reali; mi aspetterei, come il mercato, che da settembre fino a fine anno la Fed faccia 2/3 ribassi tassi da 25 basis point each. La mia convinzione dipenderà da due cose:

  • andamento USD
  • andamento di borsa.

Se quest’ultimo porterà l’S&P oltre i 6500, la mia convinzione diminuirà. Se parimenti lo USD continuerà a svalutarsi, cosa che non escludo affatto con una net international investment position che ha raggiunto il 90% del PIL (troppo!), la mia convinzione diminuirà. Come già accaduto nei dati di questa settimana con il CPI tendente al 3% d’inflazione e il PPI al 2%, un importante ruolo lo giocherà l’andamento dei prezzi all’importazione, condizionati dallo USD. Con uno USD in ulteriore forte svalutazione potrebbe “saltare” quel 50 basis point di one-off ipotizzato sopra, perché nel PCE che guarda la Fed entrano i prezzi dei beni/servizi importati; un rialzo di 100 basis point dell’inflazione PCE potrebbe costringere la Fed a non abbassare i tassi: il rischio c’è, anche se non è il mio base case.


7. Geopolitics, parola ad Arduino Paniccia: Aspettativa

In settimana ho partecipato a un’interessante call con Arduino Paniccia, uno tra i massimi esperti di strategie militari italiani, prendendo atto delle sue autorevoli considerazioni. La sua idea di fondo è così sintetizzabile: lo sfondo di una guerra Cina/USA c’è, passando anche per Taiwan, che non ha però enfatizzato tanto. Egli sostiene che, se fosse combattuta oggi, la guerra sarebbe vinta dai cinesi; le guerre non si vincono con le bombe atomiche: nessuno ha interesse a usarle tra i contendenti che le detengono.

Si vincono piuttosto con tutto il resto; se oggi la Cina è la fucina produttiva del mondo e non l’America, allora… vincerebbe la guerra la Cina per quest’ultimo motivo. Per vincerla servono uomini, acciaio e quant’altro dispone la fucina produttiva mondiale/Cina. Al momento il problema non si pone perché la Cina è impegnata a risolvere seri problemi interni e gli instabili rapporti col mondo asiatico: India, Corea del Sud, Giappone in primis.

In Medio Oriente, dopo aver disinnescato il problema bomba atomica in Iran per almeno 2/3 anni, l’America dovrà cercare di impedire alla Cina di rafforzare i suoi traffici commerciali per quella via.

Per la Russia/Ucraina, Paniccia ipotizza una soluzione tipo Corea del Nord (territori conquistati da Putin) con un confine largo che delimita territorialmente la Corea del Sud, ovvero la rimanente parte dell’Ucraina.

Ciò a prescindere dai 50 giorni di tempo dati dal Tycoon a Putin; Paniccia attribuisce un valore da narrativa alle esternazioni di Trump in tema geopolitico. Sono i suoi vertici militari che decidono davvero, avendo la necessaria expertise.

Volenti o nolenti, Merz (Germania), che stima, con l’appoggio USA e anche italiano, fuori gioco Macron, dovrà andare da Putin e trattare detta spartizione; in tal modo Putin si allontanerà dalla Cina con suo gaudio, anche se non manifesto, le sanzioni sarebbero rimosse – cominciano a dare molto fastidio alla classe media russa – e nel contempo riprenderà a scorrere più gas a basso costo verso l’Europa, che ne ha disperato bisogno. L’America, in tal modo, oltre alla via commerciale del Medio Oriente, bloccherebbe la Cina anche sul versante russo. Ipotesi che mi sembrano più che condivisibili.


8. L’Analisi tecnica di Kirsche: Fatto

Riporto l’allegato: è ora di vendere risky asset. Mentre le settimane precedenti ero sulla sponda “not to chase the bull, but to hold risky asset”, ora li ridurrei. Too early? Forse. Intendiamoci, visto che molti investitori istituzionali sono ancora corti equity, il downside lo vedo limitato; se il “Trump dealing” va in porto nel “giusto” modo, non escluderei lo strappo finale dell’S&P a 6500: lasciamolo ai più bravi. In sintesi, comincio a vedere un rischio asimmetrico a favore di una riduzione equity estiva.

In termini dei miei “best pick” avrei una “insalata mista”, per ironizzare un po’, con patate, sedano, lattuga, ravanelli ecc., ovvero BMPS, Intesa, Campari, Alibaba, Nvidia, Apple, Thyssen, un po’ di Ethereum qualora corregga in area 3000, come sostiene Kirsche, anche se forse lo vedremo prima oltre 4000, dai prezzi che vedo scorrere ora sulle Altcoin, in pieno effetto dominanza col Bitcoin fermo a 118.000 dollari da più giorni. Uno stockpicking con diversificazione settoriale e regionale: questo è l’ingrediente essenziale per restare nell'”insalatona”, ovvero condita con olio extravergine di oliva.

Ho “farcito”, volutamente, il presente commento con tanti allegati; riprenderò a scrivere il commento dopo Jackson Hole, tra poco più di 1 mese: c’è parecchio tempo per digerirli per chi li reputa, come me, d’interesse.

Auguro a tutti buone vacanze; vacanze dal latino vacatio, ovvero “periodo vuoto”, che mal si concilia con i mercati che non ci vanno. Vi auguro di trascorrerle facendo cose anche minori di vostro interesse, per godere di qualche ora spensierata in un mondo, il nostro, dove se l’incertezza è endemica (“fa parte del gioco”), negli ultimi anni, come ho più volte accennato, è sempre più condizionato da una gaussiana rovesciata, con gli eventi rari diventati più probabili di quelli “normali”; davvero molto fastidioso per i money manager e non.

Io ho già cominciato recandomi a Sanremo con i miei amici, di recente, a vedere un concerto di Marcus Miller, il re dello slap/bass, e ascoltando una vecchia canzone degli Squallor, un gruppo scioltosi anni fa, che stava al repertorio musicale tradizionale come il Bitcoin sta alla finanza tradizionale.

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