3 anni di reclusione, multa e ingente risarcimento del danno per il datore che dimentica questi adempimenti

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Quello di lavoro subordinato è il contratto stipulato tra un lavoratore, il soggetto che esegue una prestazione lavorativa e il datore. Quest’ultimo è colui che utilizza la prestazione del dipendente e gli riconosce un salario. Grazie a questo contratto, il datore acquisisce una serie di poteri di tipo organizzativo nei confronti del dipendente.
Principalmente si potrebbe dire che questi poteri sono 3. Il potere direttivo dell’articolo 2094 codice civile. Il potere di controllo. Ed infine, il potere disciplinare previsto sia dallo Statuto dei Lavoratori, che dall’articolo 2016 del codice civile.

La giurisprudenza ha anche spiegato che il dipendente si deve comportare in maniera corretta nei confronti del suo datore di lavoro. Questo perché tra datore e dipendente deve ricorrere, quello che viene definito, il rapporto di fiducia. Nel senso che il datore deve potersi fidare del proprio lavoratore. Se questo rapporto di fiducia viene meno, per un fatto grave del dipendente, il datore di lavoro può licenziarlo per giusta causa.

Obblighi e doveri del datore

Il datore non ha, però, solo poteri e diritti nei confronti dei propri dipendenti, ma anche una serie di doveri. Tra questi, particolarmente importante, è l’obbligo di mantenere un ambiente di lavoro sano e sicuro per la salute dei lavoratori. Quest’obbligo è previsto sia dal codice civile, articolo 2087, sia dal Decreto Legislativo 81/2008. Riassuntivamente, la legge prevede il dovere del datore di adottare una serie di misure di sicurezza in favore dei suoi dipendenti.
Queste misure devono essere adeguate all’esperienza, alla tecnica e al tipo di lavoro svolto dai lavoratori. Se il datore dimentica questi adempimenti obbligatori e fondamentali rischia 3 anni di reclusione, multa e anche il carcere.

Non solo, ma il datore sarà anche tenuto a risarcire il danno al lavoratore che si infortuni per la mancanza di queste misure di sicurezza. Proprio del problema dell’obbligo di risarcimento del danno si è occupata la Corte di Cassazione, con la sentenza 20823 del 2022. I giudici hanno spiegato come faccia il dipendente ad ottenere il risarcimento del danno dal datore, se si infortuna sul lavoro.

3 anni di reclusione, multa e ingente risarcimento del danno per il datore che dimentica questi adempimenti

I giudici hanno spiegato che è il lavoratore, che afferma di essersi infortunato o aver sviluppato una malattia a causa del lavoro, a dover dare prova di quanto sostiene. In particolare, deve provare che è stata la mancanza di misure di sicurezza e, comunque, la pericolosità dell’ambiente di lavoro a causargli il danno.

Solo una volta raggiunta questa prova, cioè che sia stato proprio l’ambiente lavorativo ad essergli nocivo e a causare l’infortunio, la palla passa al datore. Il datore dovrà provare di avere adottato e di non essersi dimenticato alcuna delle misure di sicurezza necessarie per evitare il danno. Se non raggiunge questa prova dovrà pagare un ingente risarcimento al proprio dipendente, oltre alla multa, e dovrà scontare un periodo di reclusione.

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