Sempre più italiani prendono un prestito per andare in vacanza: è boom di richieste fino a 30mila euro

prestiti per andare in vacanza

Il buon senso lascerebbe immaginare che il ricorrere a un prestito o un finanziamento sia una extrema ratio per casi di reale necessità, come nel caso di una nuova automobile se la vecchia ci ha lasciato per strada o per acquistare la nostra prima casa. Eppure, non è sempre così: gli italiani ricorrono sempre più a strumenti di pagamento rateale e forme di indebitamento rateizzate anche per motivi apparentemente futili, come i prestiti per andare in vacanza. E così, quella che dovrebbe essere una settimana di svago e di relax totale al culmine di un anno di lavoro si trasforma, in molti casi, in un impegno economico che si protrae per gli anni a seguire. Ma cos’è che spinge le persone a indebitarsi per partire, e soprattutto quanto ci costa davvero questa vacanza “dilazionata”? Scopriamolo insieme.

La FOMO della vacanza che (non) puoi permetterti

Fear of missing out, ovvero la paura di perdersi qualcosa. Nonostante non sia una vera e propria patologia riconosciuta, è un fenomeno psicologico sempre più diffuso, di cui si è iniziato a parlare già nel “lontano” 2013. Collegato soprattutto ai giovani e al mondo dei social network, la FOMO è legata soprattutto alla determinazione di sé stessi all’interno di uno spazio sociale in cui gli stimoli esterni vengono percepiti quasi come degli obblighi o delle sfide. Chi siamo, dove andiamo, ma soprattutto perché non postiamo qualsiasi singolo istante delle nostre vite? E così, la paura di sentirsi tagliati fuori dalla condivisione delle proprie foto al mare, con lo spritz in mano o visitando qualche città esotica ci porta a compiere scelte azzardate, come quella di accendere un prestito o un finanziamento per pagarci il viaggio verso le splendide spiagge della Costa Smeralda oppure per prendere un aereo verso il lontano Giappone.

30mila euro per sentirsi nababbi, ma a rate come un vero proletario

La classe operaia va in paradiso è il titolo di un film del 1971 di Elio Petri, con protagonista l’indimenticato Gian Maria Volonté. Nel pieno delle rivendicazioni sociali degli anni ’60 e ’70, la pellicola è un affresco del mondo operaio, delle contraddizioni del capitalismo, di una società che senza lavoro si sente anche senza diritti. Insomma, non è cambiato molto dal 1971 a oggi: salari bloccati da 20 anni, lavoro precario, voglia di emergere da un mondo di proletariato. E lo si fa come? Utilizzando gli strumenti delle classi sociali elevate, come appunto le vacanze senza badare ai prezzi.

Eppure, con uno stipendio da metalmeccanico, è difficile permettersi Dubai e le Maldive. Almeno di non ricorrere a un prestito per viaggi, per cui alcuni soggetti sono capaci di chiedere finanziamenti per un valore complessivo fino a 30mila euro. Certo, nel 90% dei casi le somme richieste si limitano nell’ordine di alcune migliaia di euro, ma c’è chi approfitta delle maglie larghe di banche e istituti di credito (i vari Findomestic, Compass, AGOS e via discorrendo) per sognare più di quanto la propria busta paga permetterebbe.

Del resto, accedere a un finanziamento oggi è piuttosto semplice: basta avere una busta paga e non essere stati segnalati in precedenza alla Centrale Rischi Finanziari, che garantisce una sorta di credit score di americana memoria, ma in formato italiano. Anche in questo caso, però, si può dire che fatta la legge, trovato l’inganno. La segnalazione al CRIF dura al massimo 36 mesi in caso di debiti non saldati, e 24 mesi se si verificano ritardi superiori alle 3 rate di un prestito/mutuo non rimborsato nei tempi previsti.

Capite dunque che, anche in caso di morosità precedenti, non è così difficile accedere a un nuovo prestito: basta solo aspettare.

Quanto mi costa una vacanza tipo con un prestito

Il Sole 24 Ore permette di accedere a un comparatore dei numeri strumenti finanziari a disposizione di chi voglia richiedere un prestito. E di potenzialità ce ne sono davvero tante, forse in alcuni casi, e considerando la scarsa educazione finanziaria degli italiani, troppe. Basti pensare che, da dati OCSE, il livello medio di conoscenza degli strumenti finanziari in Italia è ampiamente sotto la media occidentale. Ed è un dato che riguarda anche la capacità di fare fronte a truffe online, mentre il 18% degli studenti ha un livello di alfabetizzazione inferiore a quello base. Insomma, è come mettere una bomba atomica in mano agli iraniani, giusto per rimanere in tema di attualità.

Tornando ai meri numeri, se un dipendente a tempo indeterminato chiede 5.000 euro di prestito, e ne guadagna circa 2.000 al mese, sarà chiamato a restituirne circa 6.000 in 5 anni, con un TAEG che viaggia tra il 7,6 (Credem) e il 14% (Compass) e un TAN tra il 6,75 e l’11,9%. La rata mensile, in questo caso, oscillerà tra i 98 euro di Credem e i 112 di Compass, con in mezzo i 99 di AGOS o i 101 di Sella Personal Credit.

L’avvocato del diavolo obietterà che 100 euro al mese, su 2.000 di stipendio, corrispondono al 5% del totale che entra sui nostri conti, ed è effettivamente così. Ma non di sole vacanze vive l’uomo. Siamo davvero sicuri che chiedere un finanziamento per andare in vacanza sia la migliore delle scelte in termini di educazione finanziaria? O, molto più semplicemente, è un modo per nascondere una incertezza economica che non vuole rinunciare a un carosello di foto su Instagram per fare invidia alla zia Pina?

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