Quest’anno per andare in vacanza serviranno molti più soldi che in passato, e molti già allarmano “è record rincari”. Una regione in assoluto ha però dei prezzi particolarmente alti e per una settimana in albergo la classica famiglia di 4 persone può arrivare a spendere anche oltre i 3mila euro. Ma siamo sicuri che sia tutta colpa degli albergatori? Ecco cosa si nasconde dietro le incongruenze turistiche del Bel Paese.
Sei pronto a spendere più di 3mila euro per soggiornare in Liguria?
La stagione estiva è ufficialmente iniziata e il bel tempo bacia tutta l’Italia: al via qualche partenza, qualche prenotazione per il mese di agosto, e soprattutto mano a calcolatrice e portafoglio. Quest’anno sarà ricordato da molti italiani come il più caro di sempre per quanto riguarda (anche) le ferie. I prezzi per i soggiorni in hotel e per i servizi in spiaggia sono mediamente cresciuti dell’8-10% un po’ da nord a sud, ma per quanto riguarda la Liguria siamo di fronte ad aumenti anche fino al 20%. Ciò significa che, in media, servono almeno 3mila euro per fare una vacanza di una settimana in questa bellissima regione. Cifra che purtroppo non tutte le famiglie possono permettersi. E non stiamo parlando di lidi esclusivi, o “vip”, per i quali, sempre da nord a sud, ci vogliono anche fino a 600-100 euro per una giornata sotto l’ombrellone. Pardon, sotto i gazebo o patio lussuosi.
Troppi rincari fanno male agli italiani e allo Stato: sarà mica colpa della direttiva Bolkenstein mai recepita?
Per chi non lo sapesse, ma vista la lungaggine di questa questione è davvero difficile, la Direttiva Bolkenstein prende il nome dall’ex-commissario europeo responsabile per il Mercato interno nella Commissione Prodi, Frits Bolkestein, il cui compito fu quello di incentivare il mercato unico europeo, invitando i Paesi a evitare protezionismi interni. Il concetto è semplice: tutti i cittadini Ue hanno diritto a comprare/vendere/usare i beni e i servizi in tutta l’area senza che i singoli Governi si oppongano. Ma la realtà è ben altra cosa, infatti come sappiamo uno dei grandi problemi dell’Europa è proprio la frammentazione, e il comparto del turismo è solamente uno di quelli coinvolti in queste dinamiche.
In sostanza, sono almeno 20 anni che l’Ue invita l’Italia a non rinnovare le concessioni balneari automaticamente e ad avviare delle gare pubbliche così da offrire equità nel mercato. Ma ciò non avviene, per tutta una serie di questioni politiche interne per cui si potrebbe scrivere un saggio, e ancora oggi siamo in una fase di stallo. Chi attualmente possiede ancora la licenza per gli stabilimenti balneari si oppone (ovviamente) alla possibilità che tramite gara non avrebbero più possibilità di proseguire con l’attività, che magari è stata tramandata da più generazioni.
Sarà questa complessa dinamica a far sì che il costo di ombrellone e lettino sia “proibitivo” per molti italiani? Probabilmente è una componente, sì, ma ci sono altri fattori che incidono sul prezzo finale. Innanzitutto il caro-energia, che nel nostro Paese è un problema che pare senza soluzione; mettiamoci anche l’inflazione e la speculazione, che fanno lievitare i prezzi di beni e servizi proprio quando ne aumenta la richiesta. Infine, ma non da ultimo, sul prezzo delle vacanze italiane pesa anche un’altra tendenza: sempre più turisti stranieri prenotano nel Bel Paese, e dunque albergatori, ristoratori e stabilimenti balneari non hanno motivo di abbassare i prezzi.