Quando tutto è al posto giusto. Apre a Milano una mostra al profumo di libertà e autenticità

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Everything in Its (Right) Place è il titolo della mostra collettiva, aperta il 6 giugno a Milano. Da A.MORE Gallery trovate opere di Thorbjørn Bechmann (Copenhagen), Pietro Campagnoli (Torino), Andrea Fiorino (Siracusa), Marty Schnapf (Indiana) e Neill Wright (Johannesburg), a cura di Domenico de Chirico. Perché, quando tutto è al posto giusto, accadono meraviglie. In quest’articolo vi svelo una magica combo di giovani artisti d’eccellenza.

Un melting pot di talenti

La mostra vuole salvaguardare ogni identità d’espressione, cercando un fil rouge tra corpo e spazio, tra reale e ideale. Ossimori simili spingono il visitatore o il creativo a confrontarsi verso una più fiorente rigenerazione urbana, intrisa di relazioni umane vere e solidali. Supportando a pieno l’ecosostenibilità, la cultura e la filosofia del bello, A.MORE Gallery propone i seguenti artisti.

Quando tutto è al posto giusto. Apre a Milano una mostra al profumo di libertà e autenticità

Thorbjørn Bechmann porta l’essenza dell’astrattismo sotto i riflettori. Con la sua pittura non rappresentativa, parla a livello globale di comunicazione e di sensibilità. Le sue opere, come vividi e intensi ricordi sfocati, entrano nella dinamica del sogno. Egregie stratificazioni e moltitudini eterogenee di colori creano uno stato ideale di “trasparenza” fortemente evocativa. Pietro Campagnoli, con una scultura a forma di sedia drappeggiata ad hoc da un velo antico, indaga la fragilità della figura umana e degli oggetti a lei vicino. Questa sofisticazione viene privata di qualsiasi identità, per permettere a chiunque di immedesimarsi in quei calchi quasi animati.

La joie de vivre di Andrea Fiorino si nota nelle sue figure ricche di colori pastosi e contrastanti, eco di immagini che riecheggiano in un palpabile gioco continuo. Le ruvide tele dell’artista sono composte da sogni, amori perduti e ritrovati, figure solitarie o conflitti burrascosi. Marty Schnapf con delicatezza evoca invece lo spazio del desiderio e della memoria. Le sue figure così “sole et pensose” sono una lirica pura di intimo raccoglimento e profondità di pensiero.

Marty Schnapf, “The Regular (hiraeth)”, oil on canvas, 76 x 61 cm, 30 x 24 in.

Marty Schnapf, “The Regular (hiraeth)”, oil on canvas, 76 x 61 cm, 30 x 24 in.

L’istante per lui non è solo così com’è, ma anche come potrebbe essere. Un istinto premonitore che racchiude in sé il concetto di simultaneità e spessore psicologico. Infine, Neill Wright porta dal Sudafrica vari mezzi di comunicazione artistica: dalla scultura, alla pittura sino all’incisione. Il suo è un racconto creativo di esperienza reale di vita vissuta. La sua opera astratta multistrato e colorata parla di amore per la natura e di caos quotidiano. Un esteso continuum di esultanza e terrore circa l’ignoto. Insomma, questa mostra è un appuntamento d’amore per l’arte davvero al suo posto (giusto).

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