Quando la casalinga ha diritto alla pensione se il marito lavora?

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In Italia, forse per cattiva informazione, forse per errate convinzioni, si pensa che al compimento dei 67 anni la pensione spetti a tutti. Molto spesso si sente dire che se non si raggiungono i contributi necessari “tanto c’è la pensione sociale”. Senza sapere che quest’ultima è riservata solo a coloro che versano in condizioni di reale disagio economico. Chi non versa contributi, quindi, non ha diritto alla pensione di vecchiaia. Questa è una verità con cui fare i conti fin da subito sia per chi sceglie il lavoro in nero, sia per chi opta per fare la casalinga. Occuparsi di casa, figli e famiglia, ovviamente, è un lavoro praticamente a tempo pieno, ma quando la casalinga ha diritto ad avere una pensione soprattutto se ha un marito che lavora o che a sua volta è pensionato?

Quando va in pensione chi lavora in casa?

Le risposte più ovvie a questa domanda sono due. La casalinga ha diritto alla pensione di vecchiaia se, prima di diventare casalinga (o mentre lo era) ha anche lavorato versando almeno 20 anni di contributi.

In alternativa la pensione gli spetta se ha scelto di aderire, dopo il 1996, al Fondo casalinghe versando i contributi in questo fondo. E garantendosi una pensione autonoma. In tutti gli altri casi l’alternativa è la pensione sociale. Che però non spetta alla casalinga che ha un marito che lavora o prende la pensione a sua volta. Perché il reddito coniugale supera i limiti stabiliti dalla Legge.

Quando la casalinga ha diritto alla pensione?

Elencati i casi in cui una casalinga ha diritto alla pensione cerchiamo di capire come può giocare di anticipo una donna che si occupa della casa se:

  • non ha lavorato per almeno 20 anni;
  • non ha versato nel fondo casalinghe somme dignitose che gli permettano una rendita

E oltre a questo:

  • ha un marito che lavora o prende la pensione;
  • è vedova e percepisce una pensione di reversibilità.

Nei casi sopra descritti la casalinga non ha diritto alla pensione di vecchiaia ma non può aspettarsi neanche l’assegno sociale. Un domani, quindi, in vecchiaia si potrà contare solo sulla pensione del marito. E se dovesse rimanere vedova dovrà contare solo sulla pensione di reversibilità.

Agire d’anticipo è la formula giusta

Per garantirsi la pensione anche nei casi in cui non gli spetta la casalinga deve agire di anticipo. Circa 20 anni prima dell’età del pensionamento o anche prima se ne ha la possibilità. Le strade sono due:

  • versare contributi nel Fondo casalinghe che garantirà una pensione contributiva;
  • versare contributi presso un Fondo integrativo che rivaluterà il capitale maturato.

Ovviamente la seconda soluzione è quella che appare maggiormente vantaggiosa perché le rivalutazioni appaiono leggermente più convenienti. Il capitale, inoltre, è destinabile agli eredi in molti casi. In questo modo anche la casalinga potrà garantirsi una pensione al compimento dei 67 anni versando una somma mensile a titolo di contributo nel fondo.

I vantaggi della pensione integrativa

Anche se può sembrare una spesa che grava sul nucleo familiare la pensione integrativa è molto vantaggiosa. A chi vi aderisce, infatti, è riconosciuto un importante vantaggio fiscale ovvero la totale deducibilità di quanto versato dal reddito complessivo. Quello su cui, poi, si calcola l’IRPEF. E questo, ovviamente porta ad un risparmio abbastanza importante sulle tasse da pagare.

Attenzione, abbiamo parlato di totale deducibilità ma esiste un limite annuo per abbattere il reddito imponibile. La cifra massima che può essere portata in deduzione è di 5.164,57 euro.

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