Pochi genitori sanno di poter sostituire il congedo parentale con questa formula per taluni vantaggiosa

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La nascita di un figlio rappresenta nella vita di una persona un cambiamento, anche organizzativo, di primo impatto. La cura e le necessità del nuovo arrivato occupano molte energie. Implicano, normalmente, uno stravolgimento degli orari. Per questo motivo la legge prova a venire incontro alle relative nuove esigenze. Tra queste c’è una possibilità conosciuta da pochi. Ma, se ben sfruttata, può rappresentare una svolta nella vita organizzativa della coppia, specialmente nel caso di lavoratori subordinati.

Si tratta della possibilità di usufruire di un orario par time, sia esso orizzontale o verticale. Il datore di lavoro è tenuto a dar corso alla richiesta entro quindici giorni dalla sua ricezione. La domanda può essere fatta una sola volta. Ma vediamo di cosa si tratta visto che pochi genitori sanno di poter adattare l’orario di lavoro ed il congedo parentale in modo più consono alle loro esigenze. Proviamo però a capire dove starebbe la convenienza.

Cosa prevede la legge e a chi conviene

Negli ultimi anni si avverte una progressiva attenzione nei confronti del lavoro part time. Questo si è visto anche con il recente riconoscimento del periodo non lavorato a fini contributivi. Nel caso delle opzioni per i genitori (e affidatari di adozioni), la norma di riferimento risiede nella Legge 80/2015. Secondo l’articolo 8 comma n.7, il genitore può fare la richiesta di utilizzare questa formula di lavoro al posto del congedo parentale. La condizione però è che la riduzione d’orario non superi il 50% del complessivo. Bisognerebbe capire se questo convenga agli interessati.

Il congedo parentale, infatti, permette una indennità fino ad un totale di 6 mesi nel corso dei primi 12 anni di vita del bambino. Per il primo mese richiesto, l’indennità è del 100%. Non ci sono dunque differenze rispetto alla retribuzione normale. Per quanto riguarda i 5 mesi rimanenti, invece, l’indennità spetta per il 30%. Per valutare la convenienza occorre considerare per lo meno tre aspetti: quello organizzativo, quello retributivo e quello contributivo. Infatti, non esiste una risposta unica.

Per quanto riguarda il primo tema, una coppia potrebbe decidere di regolare i propri orari in modo da garantire una presenza più congrua per il bambino. Infatti, pochi genitori sanno di poter ciascuno richiedere un orario di part time diverso, magari considerando anche l’aiuto di parenti e di asili. Lo stesso lavoratore potrebbe preferire, per dare continuità ad un progetto di lavoro, organizzarsi così.

Dal punto di vista della contribuzione, bisogna però considerare che le ore non lavorate nel congedo parentale, per quanto non retribuite (bensì indennizzate), sono conteggiate. Al contrario, nel caso del part time le ore non lavorate non vengono conteggiate.

Pochi genitori sanno di poter sostituire il congedo parentale con questa formula per taluni vantaggiosa

Occorre poi considerare anche cosa convenga da un punto di vista economico. Per quanto concerne la maturazione della tredicesima occorrerà fare riferimento al contratto di ciascuno. In alcuni casi viene considerato il rateo sui giorni lavorati in media mensilmente. Altre volte nel corso dell’intero anno. Per quanto riguarda la retribuzione, occorre considerare questi aspetti. Le ore non prestate durante il part time non sono retribuite. Nel caso del congedo parentale, invece, sono indennizzate. Occorre ricordare invero che la stessa legge indica la facoltà di usufruire di un congedo parentale orario. Questo deve essere richiesto due giorni prima del reale utilizzo e per non più del 50% dell’orario di lavoro previsto. Spetterà dunque a ciascuno considerare l’opzione meglio rispondente ai propri interessi.

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