Perderà la pensione con quota 100 chi svolge lavoro come dipendente

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La Quota 100 è una misura che fa discutere anche adesso che non è più attiva e non è più utilizzabile dai lavoratori. Naturalmente parliamo di quei lavoratori che non sono riusciti a completare i 62 anni di età e i 38 anni di contributi versati entro la fine del 2021. Infatti per gli altri lavoratori la Quota 100 è ancora fusibile quest’anno come l’anno venturo e gli anni a venire. Questo per via del meccanismo della cristallizzazione del diritto. Le discussioni sulla Quota 100 spesso sono arrivate anche ad interessare Tribunali e Giudici. Una vicenda di questo tipo infatti si è appena conclusa con una importante sentenza della Corte Costituzionale che mette un freno ad ipotetici ricorsi da parte dei lavoratori contro l’INPS e la sua interpretazione della misura.

La Quota 100 senza vincoli, ma il cumulo con redditi da lavoro è confermato

La Quota 100 è quella misura che consente di accedere alla quiescenza a partire dai 62 anni di età con almeno 38 anni di contributi versati. Requisiti che però dovevano essere completati entro il 31 dicembre 2021, data in cui la misura ha cessato di essere in funzione dopo i suoi tre anni di sperimentazione. La misura conosciuta come Quota 100 è stata introdotta dal primo governo Conte, quello con Lega e Movimento 5 Stelle al Governo.

Una misura unica nel suo genere perché non prevedeva particolari limitazioni di sorta per i lavoratori e per i quali la misura si apriva a 360 gradi. Infatti con vennero previste penalizzazioni di assegno, vincoli di categoria, ricalcolo obbligatorio con il sistema contributivo o altre limitazioni di platea. Alcuni limiti però la misura li prevedeva comunque. Tra tutti il divieto di cumulo con altri redditi da lavoro, ad esclusione di quelli da lavoro autonomo occasionale.

Perderà la pensione con quota 100 il lavoratore che è assunto anche per pochi giorni

Tutti i lavoratori che sono riusciti a rientrare nella Quota 100 e che hanno sfruttato l’anticipo concesso hanno dovuto accettare una condizione abbastanza rigida dal punto di vista reddituale. Infatti la misura prevedeva il divieto di cumulo dei redditi da pensione con altri redditi da lavoro, soprattutto quelli da lavoro dipendente. Infatti il pensionato per poter restare beneficiario di Quota 100 avrebbe potuto svolgere solo piccole attività saltuarie, cioè quelle che rientrano nel perimetro del lavoro autonomo occasionale. Ma solo entro la soglia dei 5.000 euro di reddito all’anno. Proprio su questo sono state sollevate delle eccezioni a livello costituzionale. Infatti l’articolo 3 della Costituzione prevede la pari dignità sociale e dei cittadini.

Cosa ha sancito la Corte Costituzionale

Proprio rifacendosi all’articolo sopra citato, un giudice del Tribunale di Trento, aveva tacciato di incostituzionalità tale limite. Secondo il tribunale di Trento, la norma discriminava il lavoro dipendente rispetto al lavoro autonomo occasionale, non prevedendo lo stesso limite di 5.000 euro per chi svolgeva un lavoro dipendente essendo comunque in pensione con Quota 100. Un indirizzo che la corte di costituzionale adesso ha respinto, sottolineando come le differenze non sono interpretative ma sostanziali. Infatti il lavoro autonomo occasionale non prevedendo contribuzione non può essere confuso con il lavoro dipendente.

Di fatto gli ermellini della Consulta hanno confermato in tutto, l’apparato normativo di riferimento per la pensione con Quota 100. Qualsiasi altro lavoro diverso da quello autonomo occasionale se l’interessato percepisce la Quota 100 non è ammissibile fino ai 67 anni di età. Nemmeno un lavoro saltuario o part-time. E quindi, perderà la pensione con Quota 100 il lavoratore che non rispetta il divieto.

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