Dalla mezzanotte del 15 maggio sono entrate in vigore le nuove aliquote di tassazione sui carburanti. La benzina costa meno ma il diesel di più. Per gli automobilisti che hanno veicoli alimentati a Diesel si stima una maggior spesa annua di 20-25 euro. Idem, ma al ribasso per chi possiede veicoli a benzina. Sono esclusi dal provvedimento i carburanti che derivano dal gasolio per l’uso agricolo e i biocarburanti. Entro il 2030 le accise su entrambi i combustibili saranno allineate, e il Governo, come al solito, godrà di maggiori introiti. Ecco perché, e come mai è stata decisa questa mossa.
Aumentano le accise su Diesel perché “lo chiede l’Europa”?
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La risposta è sì, anche questa volta il Governo italiano ha risposto ad una precisa richiesta della UE. Ma andiamo con ordine. Le accise minori sul diesel sono una forma di tassazione agevolata per alcune tipologie di popolazione. In passato, si riteneva che questo tipo di carburante inquinasse di meno (inoltre col diesel si “consuma di meno” facendo lo stesso numero di km) e soprattutto era necessario un supporto per chi col diesel ci lavorava, ovvero i comparti dell’agricoltura e del trasporto su gomme. Conseguentemente, un minor costo su questo carburante permetteva di mantenere “calmierati” i prezzi delle merci.
Ma questo tipo di vantaggio va contro le buone pratiche ambientali, perché di fatto si incentiva ad utilizzare una sostanza dannosa per l’Ambiente. Ecco perché PNRR e accise hanno un fil rouge che le unisce. La Commissione UE eroga i fondi per la ripresa solo se i Paesi effettuano alcune riforme, e l’aumento/allineamento delle accise rientra tra queste.
Cosa succederà ai prezzi di benzina e diesel (e delle merci trasportate su gomma)?
La conseguenza fisiologica è che al distributore il diesel costerà di più: circa 1,5 centesimi al litro; allo stesso modo, la benzina costerà circa 1,5 centesimi di meno. Inoltre la procedura non è ancora conclusa, perché il fine ultimo è di allineare completamente le aliquote dei due carburanti entro il 2030. Al momento, infatti, l’accisa sul gasolio è di 61,7 centesimi mentre l’accisa sulla benzina è di 72,8 centesimi al litro. Al 2030 saranno entrambe di 67,25 centesimi.
Sebbene per il comparto agricoltura e per i biocarburanti le accise non subiranno incrementi, dobbiamo ricordare che una grandissima parte di merci che acquistiamo nei supermercati e negozi viaggia su gomme, dunque è facile prevedere che si assisterà a un aumento generalizzato dei prezzi. Il “risparmio” sulla benzina (e solo per pochi) verrà dunque vanificato velocemente. Non bisogna dimenticare, infatti, che uno “sconto” sulla benzina non sarà immediato e forse nemmeno visibile. Difatti il prezzo finale viene deciso da altri fattori, e le accise sono solo una parte di questi.
Come utilizzerà il Governo i maggiori introiti?
Siccome la quantità di gasolio attualmente utilizzata è superiore a quella della benzina, lo Stato godrà di maggiori introiti, anche con le “perdite” dei settori non coinvolti. Si ipotizza però che le risorse saranno utilizzate per rinnovare il contratto nazionale degli autoferrotranvieri e, come dichiarato dal Mef, “come leva strategica per conseguire simultaneamente gli obiettivi di incremento dell’efficienza del sistema fiscale italiano e sostegno al pieno raggiungimento della strategia di transizione energetica e ambientale a livello europeo e nazionale“.