Tasso fisso o variabile: la scelta del mutuo da fare oggi non è quella che ti aspetti, ecco perché

Tasso fisso o variabile

Il primo trimestre 2025 si è aperto con una impennata nelle richieste dei mutui, con un +22% che possiamo attribuire al rinnovato interesse per l’acquisto di una casa dato dalla diminuzione dei tassi di interesse deciso dalla BCE, la Banca Centrale Europea guidata da Christine Lagarde. Insomma, la parola d’ordine è comprare, ma qual è la strategia giusta per farlo? Per molti, questo potrebbe essere il momento adatto per virare verso il tasso variabile, e godersi così la rinnovata serenità dei mercati. Ma dietro l’angolo ci sono i conflitti internazionali (Russia-Ucraina e Israele-Palestina, solo per citarne un paio) e l’imprevedibilità di Donald Trump. Insomma, se lo scenario sembra tutto a favore di una politica monetaria più accomodante, siamo davvero sicuri che la nostra scelta sia quella giusta? Scopriamolo insieme.

Mutui variabili: convengono più di un mutuo a tasso fisso?

Nel momento in cui scriviamo, il tasso del mutuo oggi oscilla in un range compreso tra il 2,55% di Intesa Sanpaolo fino al 3,00% di Credem. Un range che rientra pienamente nel tasso di rifinanziamento principale della BCE, al 2,40%. Questo tasso è quello che, sostanzialmente, viene aggiornato periodicamente dalla Banca Centrale Europea, e in base al quale dipendono le politiche economiche di tutti i governi, compreso quello italiano.

Per noi cittadini, soprattutto chi di noi sceglie di cimentarsi con l’acquisto di una casa, è anche il tasso di interesse per i mutui, rispetto al quale ogni singola banca ha una certa discrezionalità. In pratica, significa che la tua banca può scegliere se applicare ulteriori vantaggi o meno. Per farti un esempio: con un mutuo a 30 anni con Intesa Sanpaolo al 2,55%, un prestito di 100mila euro ti porterà a restituirne circa 141.000. Se il tasso sale anche solo di uno 0,2% (Webank), la somma da restituire aumenta di quasi 7.000 euro. Non poco, soprattutto se confrontato con lo stipendio medio italiano, che fa costantemente a botte con inflazione e rincari.

Eppure, il calo c’è stato eccome: nell’ultimo anno Euribor è sceso di oltre 150 punti. Nel mese di marzo, il TAN medio dei mutui (20-30 anni) a tasso variabile si aggirava intorno al 3,69%, segnando un -1,15% rispetto all’anno precedente. Un risparmio tangibile fino a 20 mila euro sull’intera durata del finanziamento. Quindi, via libera al tasso variabile? Sì e no.

Al momento, si stima che l’Euribor continuerà a scendere per tutto il resto del 2025, fino ad arrivare al di sotto del 2%. La BCE, infatti, vuole diminuire il costo del denaro per permetterne una maggiore circolazione, incrementando l’accesso a prestiti e mutui. Ma basta un battito d’ali di una farfalla per stravolgere il mercato, e il ciclone Donald Trump lo ha dimostrato. Cosa fare quindi?

Tasso fisso o variabile? I pericoli a cui fare attenzione

Le politiche economiche sono sempre volatili, e oggi più che mai. Quando si entra in una banca e si chiede un finanziamento per acquistare la casa, si deve prendere una decisione che varrà per molti anni: la media dei mutui si attesta oggi intorno ai 100-150 mila euro, con una durata media di 20 anni. Ma da un report di MutuiOnline.it è emerso che “il 99,6% delle richieste di mutuo nel primo trimestre 2025 riguarda ancora formule a tasso fisso“. Nel 2024, poi, la richiesta di surroga è aumentata del 19,6% rispetto all’anno precedente. Segnali, questi, che indicano la volontà di ottenere un finanziamento senza rischi, e che molti più clienti si sono accorti di aver stipulato un finanziamento poco conveniente.

Il tasso fisso non risponde alle logiche del mercato e della sua variabilità, ma è una sorta di assicurazione sulla sicurezza di lungo periodo. Certo, si può sicuramente approfittare di un tasso variabile più favorevole sul breve periodo, ma come abbiamo visto dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, l’aumento esponenziale dell’inflazione ha portato alcuni mutui a tassi ben oltre il 5%. Una spesa insostenibile per chi, come tantissimi, vive solo del proprio lavoro.

Ma come districarsi in questa giungla di codici e codicilli? La parola d’ordine è: attenzione. In alcuni casi si rischia di firmare e accettare condizioni di cui non si conosce nemmeno l’esistenza o peggio ancora l’importanza. Ad esempio la cosiddetta clausola “floor” che permette alla banca di stabilire un limite minimo alla discesa dei tassi. Che dunque penalizza in caso di molti tagli, come è accaduto ad esempio nell’ultimo periodo. Oppure a clausole vessatorie, o all’obbligo di accensione di assicurazioni (“se non fai l’assicurazione non ti concedo il mutuo”) e altre formule che nel tempo possono costare molti soldi.

Una buona soluzione può essere quella di stipulare un cosiddetto mutuo con CAP. No, non il codice di avviamento postale, ma un’abbreviazione che sta per capped rate, e che garantisce un tetto massimo all’aumento degli interessi sul mutuo a tasso variabile. Un po’ come succede con le bollette di luce e gas: i prezzi possono oscillare, ma mai oltre una certa somma.

In sostanza, è una questione di attenzione, ma anche di scelte personali: se preferite la sicurezza, anche a costo di spendere qualcosa in più, puntate sul tasso fisso. In alternativa, orientatevi verso un tasso variabile con CAP, per mantenere una spesa che sia sostenibile anche in caso di mercati impazziti. Proprio come quelli attuali.