Perché ad alcuni pensionati l’INPS toglie la tredicesima e penalizza gli assegni per molti anni?

Perché ad alcuni pensionati l’INPS toglie la tredicesima-Foto da pexels.com

Andare in pensione è una cosa che molti lavoratori aspettano con ansia. Il giorno della quiescenza è un giorno da festeggiare. In alcuni casi però ci si rende conto che le aspettative quando si pensava alla pensione, erano altre, soprattutto si pensava a prestazioni di un certo livello e rilievo.

L’ordinamento consente di andare in pensione in anticipo, e lo fa con diverse misure. Ce ne sono alcune però che probabilmente sorprenderanno coloro che le sfruttano. E saranno sorprese negative, magari di cui si renderanno conto solo a giochi fatti, cioè durante la fruizione della pensione.

Perché ad alcuni pensionati l’INPS toglie la tredicesima

Chi è andato in pensione nel 2023 o prima, sfruttando l’APE sociale probabilmente sa di cosa parliamo. Perché la misura come vedremo è ricca di particolarità che se non conosciute prima di sfruttare la misura, rischiano di spiazzare gli interessati. Una cosa che accadrà anche a chi la misura la sfrutterà nel 2024, perché il governo ha deciso per la proroga dell’APE sociale che invece come da programma doveva cessare il 31 dicembre 2023. la prima cosa da dire è che rispetto al passato la misura ha avuto un inasprimento dell’età. Fino al 2023 si lasciava il lavoro con questa misura a 63 anni.

Adesso si può fare, ma a 63 anni e 5 mesi. Inoltre nel 2024 la misura non si può cumulare con i redditi da lavoro. Unica apertura, il lavoro autonomo occasionale fino a 5.000 euro di reddito aggiuntivo per anno solare. Per il resto la misura è rimasta inalterata, con tutte le sue negative strutture.

Tutte le cose che bisogna conoscere sull’APE sociale

Chi si chiede perché ad alcuni pensionati l’INPS toglie la tredicesima, la risposta è semplice. Perché la misura sfruttata è l’APE sociale e questa misura fin dalle sue origini è basata su 12 mensilità. La misura è una specie di reddito di accompagnamento alla pensione. Si tratta di una specie di ammortizzatore sociale che accompagna alla pensione di vecchiaia a 67 anni. L’APE sociale termina non appena il titolare del trattamento raggiunge i 67 anni di età.

Perché è fatto obbligo al diretto interessato, se vuole continuare a percepire un trattamento, tornare a presentare domanda all’INPS, stavolta per la pensione di vecchiaia ordinaria. Oltre ad essere a termine, per tutti gli anni di fruizione la misura non solo non può superare 1.500 euro al mese, ma non si adegua nemmeno al tasso di inflazione. Significa che chi a 63 anni prende 1.000 euro al mese, continuerà a prendere la stessa identica cifra fino a 67 anni. In barba alla perdita del potere di acquisto dei trattamenti. Oltretutto, in caso di decesso del beneficiario, la misura non è reversibile ai superstiti. Nemmeno al coniuge, anche perché sempre l’APE sociale non prevede gli assegni familiari per chi ha il coniuge a carico e nemmeno le maggiorazioni.

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