Omicidio stradale. Interviene la Cassazione con sentenza n. 15238/20

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Con la sentenza n. 15238/2020 la Cassazione ha respinto il ricorso presentato da un automobilista, imputato per omicidio colposo, per violazione delle norme sulla circolazione. Per la Cassazione, infatti, la circostanza di avere la precedenza ad un incrocio non esonera dall’obbligo di rallentare in prossimità di esso. Nella specie, l’automobilista aveva provocato la morte del conducente di un quad, il quale non si era fermato allo stop, invadendo l’incrocio già occupato dall’auto. Quest’ultima, però, viaggiava ad una velocità di 100 Km/h, di notte, in prossimità dell’incrocio.

Pertanto, indipendentemente dalla regola della precedenza, l’automobilista non ha rispettato l’obbligo di rallentare, in prossimità dell’incrocio. La sua condotta, sarebbe ancor meno giustificata in quanto posta in essere di notte, in condizioni di scarsa visibilità. Di conseguenza, la regola madre della conditio sine qua non è stata assolta, considerato che se l’auto avesse rallentato all’incrocio, ad onta della precedenza, l’impatto non ci sarebbe stato o non sarebbe stato mortale. Pertanto, la Cassazione ha confermato la sussistenza del reato di omicidio stradale sulla scorta di dette dirimenti considerazioni.

Motivazioni della sentenza

Nel corso del processo, la Corte d’Appello aveva confermato la condanna dell’imputato per omicidio colposo, commesso per violazione delle norme della circolazione stradale. L’imputato, quindi, ha fatto ricorso per Cassazione. Tuttavia, anche il Supremo Consesso, con sentenza n. 15238/2020 ha rigettato il ricorso, confermando la condanna. In motivazione, ha precisato che chi ha la precedenza non deve abusarne, tenendo una condotta imprudente. In particolare, ha dedotto che il conducente, ad onta della precedenza, è tenuto a moderare la velocità in prossimità di un incrocio. Detta precauzione è richiesta per essere in grado di affrontare qualsiasi evenienza, anche il mancato rispetto della precedenza da parte di terzi.

Infatti, il concetto di eccesso di velocità è relativo.

Ciò in quanto la velocità può essere non adeguata e pericolosa in rapporto alle circostanze di tempo e di luogo, indipendentemente dai prescritti limiti di velocità. Nel caso di specie, infatti, è emerso che l’imputato teneva una velocità di 100 Km/h, di notte e che in prossimità dell’incrocio non rallentava. Era quindi possibile evitare l’evento morte, rispettando una condotta più prudente e una velocità più adeguata alle condizioni concrete della strada. Ciò a maggior ragione, in considerazione dell’ora notturna e della presenza di un incrocio. In conseguenza di tutto quanto dedotto, la Cassazione, quindi, ha confermato il reato di omicidio stradale per l’automobilista.

Dalla sentenza in commento si deduce che, ai fini dell’accertamento circa la sussistenza del reato,  le condotte vanno valutate in concreto e non astratto. Nel senso, appunto, che una velocità corretta in assoluto, potrebbe non esserlo in relazione al caso concreto, integrandosi perciò stesso la violazione delle regole di condotta. La violazione di queste ultime, infatti, è alla base della configurazione dei reati colposi come quello di specie.

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